Regia di John Frankenheimer vedi scheda film
Una cosa che ho sempre notato con un certo fastidio è che gran parte dei film americani usciti intorno alla metà degli anni '80 sono girati con uno stile piattamente paratelevisivo, richiamato dalle luci della fotografia, da una colonna sonora fatta di rock sintetico (le batterie campionate sono una delle cose in musica che odio di più) cui si adagia, talvolta, perfino il doppiaggio italiano. Questa sensazione è accentuata, in Dead Bang, dalla presenza di Don Johnson, aspirante divo mai diventato tale, che rimanda tanto a Miami Vice, un altro di quei prodotti che, a torto o a ragione, mi fanno tornare in mente l'insopportabile America da bere dei tempi di Reagan e Bush padre.
Detto questo, però, bisogna ammettere che Frankenheimer, pur non più quello degli anni '60, riesce a limitare i danni al minimo. E perfino la presenza di Don Johnson è funzionale al progetto, seppure l'ex signor Melanie Griffith si esibisca in un inutile torso nudo mentre cuoce due uova ai fornelli.
L'intento degli autori del film è lodevole - stigmatizzare le troppe sette religiose che propugnano ideologie razziste e naziste - ma la sceneggiatura, nel finale, perde un po' di vista l'obiettivo principale, poiché, anziché mirare al bersaglio grosso della pericolosa organizzazione paramilitare, preferisce concentrarsi su un paio di singoli individui, per giustificare l'ennesimo duello-sparatoria all'ultimo sangue. È ammirevole, in ogni caso, che non venga persa l'occasione per sottolineare la presa nefasta che queste ideologie ripugnanti hanno purtroppo sui giovani di tutto il mondo (basti pensare alla recente tragedia norvegese del luglio 2011).
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