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Un alibi troppo perfetto

Regia di Robert Day vedi scheda film

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La recensione su Un alibi troppo perfetto

di mm40
4 stelle

Travestito da prete, un delinquente entra in galera per un colloquio con tre carcerati. In realtà li assolda per un colpo eccellente; organizzando un’evasione lampo e un rapido rientro in cella, nessuno sospetterà di loro. I tre accettano e in qualche modo portano a compimento la missione, anche se la polizia rimane alle loro calcagna.

Non c’è effettivamente granché di originale nella trama, che in sostanza ripercorre il solito canovaccio dell’evasione a scopo di rapina da parte di un manipolo di delinquenti male in arnese; i diamanti del sultano sono altresì un classico luogo comune del genere, così come lo è lo pseudo lieto fine beffardo. La sceneggiatura di John Warren e Len Heath, con collaborazione ai dialoghi da parte di Alan Hackney, non è un grande parto di fantasia e, a dirla tutta, nemmeno il ritmo è sufficientemente alto per dare alla pellicola un tono. Cosa rimane insomma da salvare di questo Un alibi troppo perfetto, altrimenti noto più semplicemente come Un alibi? Peter Sellers, naturalmente, e le sue due valide spalle David Lodge e Bernard Cribbins, ai quali si aggiungono nel nucleo centrale del cast Wilfrid Hyde-White, Irene Handl, Maurice Denham e Lionel Jeffries. Per il resto si può sostenere senz’altro di trovarsi di fronte a un film invecchiato malino, dallo humour british non particolarmente pungente e dalla storia a tutti gli effetti poco avvincente. Robert Day era in quel momento ancora un regista alle prime armi nel mondo del cinema; nello stesso anno, 1960, licenziava anche un Tarzan il magnifico dal discreto successo al botteghino. 4/10.

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