Regia di Fritz Lang vedi scheda film
il film si apre su un uomo morto che cammina che si avvia alla sedia elettrica. l'esecuzione e il pubblico che assiste. alcuni distolgono lo sguardo o si coprono gli occhi, altri impassibili assistono. tra questi tom garrett, seduto a fianco del datore di lavoro nonchè futuro suocero, invitato a vedere proprio da quest'ultimo. austin spencer direttore e proprietario del giornale per cui lavora tom, il suocero, è un sostenitore dell'abolizione della pena di morte, perfetto contraltare dell'avvocato thompson che invece sostiene che è suo dovere far valere le leggi dello stato in cui esercita e quindi lui farà tutto ciò che è in suo potere per mandare gli accusati al patibolo. la pena di morte è un'abitudine tipicamente umana molto rischiosa. non vi è la sicurezza al cento per cento che un innocente venga giustiziato al posto del vero colpevole. ed è su questo sunto che spencer e tom iniziano un gioco pericoloso basandosi su l'omicidio di una ballerina ancora senza colpevole. insieme alle informazioni della polizia, i due costruiscono passo dopo passo, documentando tutto con foto e ricevute d'acquisto, la finta colpevolezza di tom, per farlo processare e quindi sconfessare le convinzioni di chi è a favore della pena capitale. certo le convinzioni di spencer, abolizionista, sono probabilmente più accettabili umanamente. lang e gli sceneggiatori costruiscono a loro volta un meccanismo per il quale lo spettatore crede di trovarsi di fronte ad un pamphlet anti pena di morte, ben orchestrato e ben diretto con tensione e tutto, di mano in mano che le cose evolvono e sembrano mettersi sempre peggio per garrett, salvo poi rimettere tutto in discussione con il capovolgimento finale. e rimette in discussione pure le convinzioni dello spettatore. magari progressista che credeva e crede tuttora, che la pena di morte sia un errore. un errore aberrante tipicamente umano, che si accompagna all'altrettanto aberrante abitudine tipicamente umana di uccidere l'altro retto,spesso, dalla convinzione di essere nel giusto. una leggerezza che ha da sempre portato l'essere umano a comportarsi in maniera non proprio giusta nei confronti di altri popoli, razze, religioni o vicini di casa. se l'uomo si facesse prendere dal dubbio più spesso forse nel frattempo non compirebbe atti sconsiderati. il dubbio porterebbe a far riflettere e a ragionare sui motivi di un'azione o di un sentimento aggressivo o ostile. thompson, l'avvocato a favore della morte assistita al colpevole(strano invece come l'autanasia venga ostacolata con altrettanto ardore e risentimento), recita che non ci si deve far pilotare dai sentimenti. che la legge non si esercita con i sentimenti, ma sono stati i sentimenti di una donna innamorata a far rispettare le leggi.
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