Regia di William A. Wellman vedi scheda film
Ogni anno, tutta l'attenzione del mondo del cinema ruota attorno a(lla spasmodica attesa de)i premi oscar. Tornando alle origini, perfino prima dell'avvento de IL CANTANTE DI JAZZ; qualcosa mi lascia supporre che tale statuetta venne creata per premiare - come film dell'anno - questo maestoso gioiello del grandissimo (in)dimenticato artigiano William A. Wellmann.
Su tale opera ruotava tutta l'attenzione delle major, già entusiaste del successo di critica e pubblico ottenuto con LA GRANDE PARATA. Ed è proprio sulla falsariga del film di Vidor che prende vita WINGS, inaugurando quella concezione di cinema, assai sostenuta - dai capital(ist)i hollywoodiani - che unisce:
atti eroici,
melodramma,
cast d'eccezione,
effetti speciali,
spazi immensi,
interludi ironici,
qualche innocua virata antibellica.
In più, siccome non era già stato deliberato il codice Hayes, c'è spazio anche per qualche sortita speziata, in questo caso affidata alle generose forme di Clara Bow. Per poter ritrovare quest'ultimo - necessario - ingrediente in un film destinato alle masse, dovremo attendere la caduta del famigerato codice di autoregolamentazione, avvenuta nei favolosi sixties ...
Anche ai tempi di Lilian Gish e Mary Pickford c'erano film di grande fascino visivo, tuttavia adesso l'ambientazione dello spettacolo non è più remota o fiabesca. Come se non bastasse, per la prima volta, la vicenda si svolge nell'alto dei cieli (non quelli danteschi, bensì quelli in cui "osano le aquile").
Riprese aeree da far impallidire TOP GUN, che lascerebbero esterrefatti anche gli spettatori odierni e valsero da (s)punto di partenza per gli HELL'S ANGELS di Howard Hughes.
Sempre a livello di costruzione dell'immagine, c'è anche un (falso) piano sequenza da antologia, tra i tavoli d'un saloon parigino.
Qualche pignolo riscontrerà una vaga prolissità. Malgrado ciò, resta una delle opere mute più spettacolari e accessibili alle generazioni future.
All'epoca, per l'epoca, era abbastanza ... bona!
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