Regia di Ayat Najafi vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 80 - GIORNATE DEGLI AUTORI - FUORI CONCORSO
Il 13 settembre 2022, la barbara uccisione della giovane Mahsa Amini da parte della polizia iraniana che ha inteso punirla con la forza per non aver indossato correttamente il tipico copricapo noto come hijab, ha creato una forte emozione tra la folla di Teheran, che, angheriata da un regime assoluto che vive di divieti, soprusi e imposizione inflessibili, ha avuto il coraggio per iniziare una convinta sommossa contro il regime.
Questo ha colto di sorpresa una troupe asserragliata in uno scantinato, impegnata nell'allestimento della commedia greca tuta al femminile composta da Aristofane ed intitolata Lisistrata.
Realtà drammatica e finzione che nasce dalle radici illuminate di una Grecia Antica ancora in grado di insegnarci come vivere civilmente, si alternano in un film documentario che si chiede come arte e sommossa popolare possano convivere sotto un medesimo contesto, sociale, civile, culturale.
Il regista iraniano Ayat Najafi, da tempo esule dalla patria natia, è tornato in Iran nel 2022 dopo nove anni per girare un film, e per cercare attori di teatro per fare provini, nonché studiare le location della storia.
Il film non ha ottenuto il permesso da parte delle autorità locali, e al cineasta è stato consigliato di tornare in Francia dai suoi produttori.
Poco dopo è scoppiata la rivoluzione contro il regime, e quel clima ha ispirato Najafi a notare come molte tragedie greche, come la Lisistrata in questione, contengano moti insurrezionali compatibili con le sommosse che il regime repressivo incoraggia ed ispira in questi ultimi mesi in Iran. Il film, come le rappresentazioni teatrali ad esso legate, sono tutte state organizzate in modo clandestino.
Per questo The sun will rise è diventato, prima di tutto e necessariamente, un film di corpi, di primo piani su arti e parti corporali definite, che mai comprendono il volto delle attrici coinvolte, per non condannarle ad una repressione tristemente in linea col trattamento a cui sono andati incontro molti tra gli esponenti della rappresentazione cinematografica e teatrale iraniana.
Con questo film il regista è ora consapevole di non poter più tornare nel suo paese natale, un luogo in cui il regime collassa le menti e promuove barbarie contro la libertà di espressione e di rappresentazione.
E se con quest'opera coraggiosa e sin arrischiata è evidente che qualcosa sta cambiando nelle menti delle nuove leve, certo il regime al potere nell'Iran violento, intollerante, misogino e repressivo di oggi non dà ancora segni di cedimento, né tantomeno di apertura verso comportamenti ispirati a principi che facciano augurare finalmente che anche qui, nella antica culla della cultura e della celebrazione dell'ingegno umano, parafrasando il titolo di questo stesso film, "un giorno possa sorgere finalmente il sole".
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta