Regia di Keat Aun Chong vedi scheda film
“Neve a Giugno” è uno spettacolo del teatro da strada cinese tenuto da una compagnia itinerante nel 1969 a Kuala Lumpur, quando una rivolta sconvolge un quartiere e fa tante vittime. Muoiono anche padre e figlio cinesi, lasciando sole madre e figlia. La figlia, protagonista del film, dopo 49 anni torna sul luogo del misfatto, riscoprendo la Kuala Lumpur della modernità che non ha opportunamente omaggiato quelle morti, relegando il ricordo delle vittime a una scombinata fossa comune con lapidi di molti soggetti non identificati. Il film di Keat Aun Chong è dunque il requiem che quei morti meritano, affinché i vivi possano finalmente elaborare il loro lutto.
Nonostante le buone intenzioni però, il film non solo non rispetta le promesse di rigore della prima ora durante la seconda, quando cede a camere a mano più sbrigative e a panoramiche meno curate e complesse, ma fa sfiorire in generale l’atmosfera lentamente montata nella prima parte allungando le sequenze a dismisura, senza la giusta chiave che avvicini lo spettatore al dramma, scambiando distanza per prudenza. Anche e soprattutto rispetto allo spaesamento della protagonista, che non riconosce i suoi luoghi di infanzia ma comunque non vi si perde affatto dentro.
La scena iniziale è quella del teatro di strada e il film propone un’impalcatura teatrale per tutta la prima ora: grandissimi palcoscenici (la Kuala Lumpur ricostruita), più azioni in campo, più direzioni possibili. Nella seconda parte il teatro è effettivamente morto (la compagnia non può più montare il palco dove storicamente lo montava) e forse è per questo che il film perde la sua struttura; ma lo svuotamento è la soluzione più ovvia di un film a tesi che è fin troppo contemplativo per raccontare l’urgenza di colmare una lacuna storica per chi, in Occidente, non ha idea di cosa sia avvenuto nella capitale malese nel 1969.
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