Regia di Kyoshi Sugita vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 80 - GIORNATE DEGLI AUTORI
Haru è una ragazza molto timida ma anche sensibile. Sconta il trauma di essere rimasta orfana della madre molto tempo fa, e non è riuscita ad allacciare relazioni anche solo di complicità ed amicizia che possano essersi rivelate decisive.
La ragazza poi ha casualmente incontrato sul suo cammino due anime come lei soggette a permanenti turbamenti dell'animo.
Sia con Yukiko che con Tsuyoshi, Haru è intenzionata ad instaurare un rapporto di fiducia per offrire loro conforto.
Lo stesso di cui ha necessitato lei in precedenza.
La ragazza dà vita ad una sorta di reciproca terapia di aiuto e soccorso, perché anche lei a sua volta ha bisogno di attenuare il dolore per la scomparsa dei propri cari.
Nel Giappone contemporaneo la solitudine gioca brutti scherzi, e quando una ragazza si trova a soccorrere una persona che pare soffrire della medesima patologia vissuta da ella stessa nel recente passato, una sorta di mutuo soccorso nasce spontaneo per fare vita a qualcosa che supplisca una forma anche solo accennata di famiglia, altrimenti inesistente.
L'opera seconda del regista Kiyoshi Sugita appartiene ad un cinema che pare semplice, ma vive di stati d'animo quasi impenetrabili, o impercettibili.
Sin troppo forse, seguendo le tracce di un iter narrativo criptico ove i sentimenti, pur presenti, paiono ermeticamente sigillati all'interno di una interiorità che non permette alcun tipo di condivisione.
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