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Following the Sound

Regia di Kyoshi Sugita vedi scheda film

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La recensione su Following the Sound

di EightAndHalf
4 stelle

Kanata no Uta è il fragilissimo haiku di un regista (Kiyoshi Sugita) che già con il precedente Haruhara-san’s Recorder aveva dato prova della sua pazienza, del suo ritmo evanescente, delle sue azioni compassate ed ellittiche. Kanata no Uta, cioè Following the Sound (si noti che di musica il film è totalmente privo), è letteralmente solo ellissi. Un cinema dei tempi morti senza azioni, fatto di silenzi zen, di frittate cucinate come in una sessione di ASMR e di brevi dialoghi sulle piccole cose. Dalla trama ufficiale risulterebbe che il film tratti di Haru che con una camera riprende le piccole cose intorno a lei mentre entra nel silenzio depressivo della vita di due persone, Takeshi e Yukiko. A sentire la combinazione di situazioni in cui si ritrova – fra cui la realizzazione di un piccolo filmino amatoriale con un gruppo di amici – sembrerebbe un dolcissimo astratto spaccato di quotidiana urbanità nipponica, ma la natura ellittica dell’immobilismo del film tiene lo spettatore più in uno stato di attesa che non di quiete e di serenità, tradendo il tono serafico e il dondolio assopente del ritmo del film, che alla fine finisce come era iniziato come una brezza così leggera da essere impercepibile. A pesare su tutto, poi, proprio l’ambizione di un cinema della semplicità che il cinema di Sugita non è – e non è neanche stato in precedenza.

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