Regia di Francesco De Robertis vedi scheda film
E’ un film del 1942 di Francesco De Robertis, un ufficiale di marina che girò film di guerra ed, oltre questo, ricordo di aver visto“Uomini sul fondo”.
Le parole Alfa Tau indicavano allora, nel linguaggio della marina militare italiana, l’affondamento di una nave o un’altra unità nemica e veniva comunicata alla base via radio. E’ un film girato su un vero sommergibile, l’Enrico Toti, allora in servizio e con attori non professionisti trattandosi dell’effettivo equipaggio dell’unità.
E’ sicuramente un film propagandistico ma, nonostante i limiti insiti nella finalità dell’opera e del committente della stessa, è un film ben fatto, Bisogna ricordare che a fine 1942 le guerra andava male per l’Italia e in particolare per la marina. Tranne l’azione nel porto di Alessandria contro la Valiant la marina aveva subito pesanti perdite (incursione sulle navi alla fonda a Taranto, Matapan, il continuo e logorante impegno nella guerra dei convogli ecc) e quindi forse in questo trova la sua origine questo film.
Il film si svolge in tre parti. Nella prima l’Enrico Toti in un’azione contro un sommergibile viene danneggiato da una bomba d’aereo e rientra alla base. La base sembra essere una città del sud Italia, forse Napoli, per essere riparata al più presto. Viene messa in bacino e l’equipaggio, imbarcato da molti mesi, riceve una breve licenza.
In questa seconda parte si vede la parentesi a terra di alcuni membri dell’equipaggio. L’ufficiale di macchina che non ha visto il figlio che è nato da diversi mesi, un altro ufficiale che va a cercare una ragazza che gli piaceva ma che ormai è sposata e vive altrove, un altro ufficiale che si concede una notte in un albergo elegante ed, infine, il comandante che conoscerà una ragazza.
In questa parte a terra vengono fuori le sofferenze derivanti dai bombardamenti angloamericani, intere strade distrutte, famiglie sfollate, la vita nei ricoveri. E’ una serie di quadretti di edificante patriottismo e tutti guardano gli ufficiali con ammirazione e orgoglio.
Nella terza parte l’Enrico Toti è stato riparato e prende il mare e subisce senza danni un attacco aereo e poi incrocia un sommergibile inglese, scontro a fuoco con il cannone di bordo e il nostro sommergibile ha la meglio finché raggiunta l’unità inglese immobilizzata non riesce a finirla perché il cannone si inceppa (e qui c’è la scena del marinaio che vista l’impossibilità di far fuoco si sfila uno stivale e lo lancia verso il nemico come un emulo di Enrico Toti) ma il sommergibile italiano riesce a manovrare e a porsi in posizione di lancio e finirà con un siluro l’unità nemica.
Nel film emerge, inopportunamente, che l’attenzione del regista è rivolta agli ufficiali e nella loro libera uscita entrano in un mondo alla telefoni bianchi, così lontano dalla realtà vera del paese. E anche nella base del sommergibile vivono come in un albergo di lusso, tavole imbandite con tovaglie ricamate, camerieri ossequiosi. Penso che così fosse effettivamente la realtà per questa categoria di marinai.
Poi le scene a terra della gente comune, sotto le bombe nei ricoveri, appare di una teutonica organizzazione e fermezza. Non c’è paura né uno sfogo di rabbia. Dai racconti di mia madre che visse i bombardamenti su Napoli la realtà era tutta un’altra cosa.
Con questi limiti il film si apprezza per come è realizzato, la fotografia, le scene di guerra, la sincerità non di mestiere dei personaggi. Una curiosità del film è che, nella versione che ho visto io, le annotazioni sul giornale di bordo che appariva a segnare le varie fasi della storia erano incomprensibilmente scritte in tedesco! I
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