Regia di Liliana Cavani vedi scheda film
IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
Il filosofo Paul Rée (Robert Powell) fa la conoscenza della scandalosamente disinvolta e ribelle psicoanalista Lou Salomé (Dominique Sanda), della quale si innamora, arrivando a chiederla in spasa. Costei, contraria a questo tipo di legami, rifiuta categoricamente, detestando quella forma di prigionia legalizzata che è il matrimonio, e gli propone piuttosto di coltivare una relazione a tre, coinvolgendo lo stimato filosofo Friedrich Nietzsche (Erland Josephson).
La convivenza a tre, ostacolata dalla sorella di quest'ultimo (Virna Lisi), gelosa ed innaturalmente legata al proprio fratello, porta ognuno alla deriva: Rée scoprirà le proprie tendenze omosessuali e verrà seviziato ed ucciso, Nietzsche diventerà folle, e Salomé rimarrà sola nel suo ricordo di un amore totalizzante nei confronti di quei due straordinari suoi compagni, ma impossibile da gestire.
Il film, che valse a Virna Lisi il Nastro d'Argento come Migliore attrice non protagonista, è un altro tassello della carriera dai connotati internazionali di una Liliana Cavani che riesce a districarsi bene con interpreti di grosso calibro, e con vicende intime di personaggi di un certo richiamo, ma rischia di risultare sempre un po' troppo didascalica, se non proprio fine a se stessa.
Il film, nonostante ciò, risulta in grado, almeno in extremis, di ravvivare una rappresentazione sin piuttosto schematica e monocorde di una rapporto malato e alla deriva che coinvolge tre personaggi illustri della filosofia e della psicanalisi di fine Ottocento, attraverso guizzi di erotismo che si manifestano con visioni torbide, oniriche, dalla potente carica sessuale di un desiderio inespresso ma anelato, e che, pur nella sua eccentricità fine a se stessa, diventa il vero motore centrale di un film altrimenti soffocante, senza per questo non rischiare di confinarlo nel puro voyeurismo più ricattatorio e fine a se stesso.
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