Regia di Jack Huston vedi scheda film
AL CINEMA - FESTA DEL CINEMA DI VENEZIA 80 - ORIZZONTE EXTRA
Mike Flanaghan è stato un campione di box assai apprezzato tra la fine dei '70 ed inizio '80.
Poi un incidente di guida mentre viaggiava ubriaco dopo gli eccessi di un post combattimento in cui restò ucciso un bimbo nella macchina con cui si andò a scontrare, fece finire in cenere e disperazione la sua brillante carriera di atleta.
Dopo dieci anni di carcere e un ritorno in società quarantenne, solo, con una moglie diffidente e una figlia che può salutare solo furtivamente all'entrata a scuola, reietto e dimenticato dai sostenitori dei bei tempi, seppur ancora nel cuore di alcuni abitanti del quartiere che gli offrono colazioni e spuntini nutrizionali per adeguare il peso, Mike troverà un vecchio allenatore disposto a credere ancora in lui al punto da farlo tornare sul ring.
Il film d'esordio da regista e sceneggiatore dell'attore e nipote d'arte Jack Houston, ripercorre la giornata di vigilia dell'incontro del riscatto di Mike, che il pugile trascorre in modo quieto ma determinato a sistemare tutti i molti punti dolenti che ancora rendono la propria vita e coscienza rabbuiata e sovrastata da lancinanti se si di colpa. Una serie di incontri fondamentali con personaggi emblematici e quasi tutti potenti ed evocativi di un riscatto ancora possibile, nonostante la sfortuna e la malasorte non si siano ancora stufate di perseguitare il mostro infelice pugile.
Opere cinematografiche su pugili volenterosi e talentuosi ostacolato nel loro percorso di ascesa da sfortuna e malasorte, ne è pieno zeppo il cinema quasi dai suoi albori, con gemme incontrastate come Lassù qualcuno mi ama, Rocky, Toro Scatenato, che rendono davvero difficile un confronto alla pari.
Tuttavia il film di Houston possiede una sua grazia e una sua poetica di fondo, impreziosito dalla ispirata performance di un ritrovato Michael C. Pitt di cui si erano rarefatte le tracce da anni.
Lo coadiuvano interpreti di razza in ruoli di contorno che paiono usciti da un film di Jarmusch, e non solo per l'uso di un affascinante e pertinente bianco e nero: Steve Buscemi, Ron Perlman, e la preziosa, quasi sempre muta presenza di Joe Pesci, padre allo stadio finale e poi in versione sognata nel bel finale, sono un bel biglietto da visita e contribuiscono alla riuscita di un film non certo memorabile, ma certamente apprezzabile e degno di considerazione.
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