Regia di Tenghiz Abuladze vedi scheda film
Grazie a voi, sasso67, steno79 , kotrab, (volevo scrivere un commento alla fine della vostra opinione, ma poi ora il commento che urge è diventato troppo lungo) per avermi fatto scoprire e conoscere questo piccolo gioiello di arte cinematografica, narrata con la poesia, che solo un certo tipo di cinema sa fare .Tengin Evgen’evic Abulaze ha avuto l’intelligenza di saper esporre artisticamente dei concetti , senza mai essere messo a tacere dal totalitarismo del regime , come è successo ad altri intellettuali sovietici. Il film è molto bello e complesso e da adito a tanti spunti di discussione. Magari anche di opposte vedute. A me è sembrato che il perno centrale su cui voglia far presa il regista , con un linguaggio cinematografico molto poetico , favolistico e struggente, ( mi viene in mente il linguaggio cinematografico usato da Silvano Agosti in “ Uova di garofano”, il cui fiore al tramonto fa avverare i desideri ) sia il perpetrarsi del male nell’uomo e nei suoi costumi , di qualsiasi istanza essi appartengano e da parte dei cosiddetti “ capi” che li professano, come giusti dogmi inconfutabili per il bene dell’umanità , ma che invece nella loro sostanza sono solo vuote menzogne. ( Vedi i Demoni di F. M. Dostoevskij ed il film di Andrzej Wajda ) , spesso trovano nell’ innocente il capo espiatorio per i mali del mondo, la vittima da immolare, proprio perché li supera in verità, purezza di spirito ed in bontà. E’ questa la cosa più raccapricciante, ma tanto vera e reale . Buttare al macero, al massacro , con così brutale indifferenza , tutta la dolcezza, la bontà , la bellezza, la purezza d’animo ( vedi anche i film ora tanto discussi La Dolce Vita di Federico Fellini e La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, anche se in contesti totalmente diversi) di una fanciulla , che tanto iconograficamente assomiglia ad una Madonna . Lo stesso candore , lo vediamo in Deborah in C’era una volta in America , quella stessa candida bellezza pura , anche quella, buttata al macero, nel retro di un tassì, così, proprio da Noodles, proprio da colui che pensava di amarla .
Bellissimo il pianto della nonna , che ricorda le donne piangenti avvolte in abiti neri , chinate al dolore ed alla preghiera , che ricordano quelle di Pier Paolo Pasolini, nel Vangelo Secondo Matteo.
Bella la scelta simbolica della tonalità del colore : dei colori accesi all’inizio, che a mano a mano si spengono fino a raggiungere i toni del grigio alla fine con la morte di due anime, tanto candide, quanto rifiutate e deprezzate. I colori poi riprendono vita e si accendono, aprendo un varco alla speranza . L ‘ utilizzo del colore come messaggio . Un cavallo bianco , che muore piangendo in un campo verde di papaveri rossi ed un bambino che assiste alla scena , gioia e preannuncio della sua fine. I colori, come scritto prima, poi riprendono vita e si accendono, aprendo un varco alla speranza . La speranza si apre alla conclusione del film con dei fiori rossi di melograno , che misteriosamente o miracolosamente, crescono nel giardino della casa disabitata della ragazza, la, dove niente più c’era. Sarebbe bello vivere di questi miracoli che esistono solo nelle fiabe e che dal vuoto morale di tanti stolti , ipocriti, insensati e crudeli costumi , possa miracolosamente nascere qualcosa di bello e di buono. Sarà quello l’Albero dei Desideri? Quello tanto ricercato da Elioz, fino a morire assiderato, quello che ritroverà al figlia di Elioz alla fine, cioè ; il Melograno dai Fiori Rossi? Un'altra cosa degna di nota è che in realtà non sono i saggi ed i capi guida del popolo , ma quelli che la società emargina , coloro che non approvano il linciaggio e lo scempio di un innocente e che ci riporta alla memoria un altro scempio emblematico della Storia: La Crocefissione di Cristo.
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