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L'albero dalle foglie rosa

Regia di Armando Nannuzzi vedi scheda film

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La recensione su L'albero dalle foglie rosa

di mm40
3 stelle

I genitori si separano, un bambino si butta sotto a una macchina. Incidente? Chissà.

 

Verso la metà degli anni Settanta il cinema nostrano vide il fiorire di un microfilone di melodrammoni sull'infanzia. L'ombra dell'Incompreso di Comencini (1966) sovrasta con aria impietosa queste pellicole, un concentrato di banalità, crudeltà e facili sentimentalismi su impianto rigorosamente low budget. Lo specialista, avendone girate ben due, rimane Raimondo Del Balzo (Bianchi cavalli d'agosto e L'ultima neve di primavera), ma sono da ricordare - come avvertimenti e non come incentivi alla visione - anche titoli del calibro de Il venditore di palloncini, di Mario Gariazzo, e L'albero dalle foglie rosa, girato da Armando Nannuzzi. Non l'ultimo arrivato, naturalmente: direttore della fotografia con una certa esperienza, il Nostro esordisce in veste di regista con questa opera bolsa e ingenua, inutilmente strappalacrime, diretta con sufficiente cura ma sofferente di un'evidente carenza di argomenti. La sceneggiatura è di Claudio Masenza, da un soggetto di Antonio Troiso; il significato di fondo della storia è legato a una morale in odore di bigottismo per la quale un divorzio implica la morte dei figli, abbandonati a loro stessi e incapaci di diventare adulti (nel senso più concreto e non solo per modo di dire: il piccolo protagonista del film non potrà mai crescere in quanto muore in tenera età). Fra gli interpreti non può mancare Renato Cestiè, 11enne specialista di questo genere di lavori (era presente sia nel film di Gariazzo che nei due di Del Balzo sopra citati); altri nomi interessanti del cast sono quelli di Angela Goodwin, Carmen Scarpitta, John Richardson, Marisa Merlini, Leopoldo Trieste, Ugo Bologna. La colonna sonora adeguatamente melensa è di Franco Micalizzi. L'opera seconda e ultima di Nannuzzi regista arriverà un paio di anni più tardi: Natale in casa d'appuntamento. 3/10.

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