Regia di Neo Sora vedi scheda film
Il Festival di Venezia ha una lunga tradizione di documentari musicali che popolano la sezione Fuori Concorso, a partire dallo stesso Ryuichi Sakamoto: Coda che nel 2017 raccontava le ultime ricerche in materia di ambient music del compositore giapponese. Nel 2023, il Festival di Venezia torna con un tributo che è un involontario film-concerto-requiem, l’ultima registrazione filmata di Sakamoto che suona il piano prima di morire. Un concerto per le camere, ma le camera non esistono in scena: il film procede per primi piani di Sakamoto, leggere carrellate, dettagli delle corde e delle mani che premono i tasti. Tutto normale, sebbene il film sia in ultima istanza dotato di una bellezza visiva al massimo degna di uno screensaver. Al che sorge una domanda: cosa può l’immagine filmata rispetto a una musica eseguita in tempo reale? Cos’è, insomma, un film-concerto? Davvero la regia e la camera non devono esistere in scena, astraendo l’esperienza a tal punto?
A dirla tutta, molti registi hanno già risposto. Da Scorsese con i Rolling Stones fino a Godard con gli stessi Rolling Stones, la regia dei film-concerti è tutt’altro che materiale discreto e anonimo come forse vuol farci credere Neo Sora con il suo Ryuichi Sakamoto | Opus: l’immagine dovrà pure non distrarre dalla musica, ma deve anche valorizzarla e accompagnarla, e il più che può fare Sora è reiterare gli stessi schemi di inquadrature per musiche e note del tutto diverse fra di loro, portando a un generale appiattimento della proposta di Sakamoto. Il risultato è che il film-concerto era meglio fosse solo un concerto, e dopo i primi 5 minuti è lecito smettere di vedere il film, e limitarsi ad ascoltarlo chiudendo le palpebre.
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