Regia di Pema Tseden vedi scheda film
Venezia 80. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Quest'anno la Mostra del Cinema di Venezia ha dato il proprio commiato a ben due registi: William Friedkin e Pema Tseden. Il maestro americano ci ha lasciato pochi giorni prima dell'inizio della kermesse senza possibilità di accompagnare il suo ultimo "The Caine Mutiny Court-Martial" su Red Carpet. Tseden, invece, è scomparso, a causa di un arresto cardiaco, lo scorso maggio. Soffriva di diabete, aspetto evocato indirettamente in "Xue bao", film presentato nella sezione ufficiale ma fuori concorso. Un omaggio doveroso, quello dedicatogli da Alberto Barbera, poiché Tseden è stato ospite della Mostra per ben tre volte in passato concorrendo nella sezione Orizzonti con i film "Tharlo", "Jinpa" e "Balloon", tutti inediti in Italia.
"Snow Leopard", titolo internazionale assegnato al film, racconta dell'eterna lotta tra l'uomo e la natura, ma racconta, soprattutto, dell'inimicizia tra Tibet e Cina. Ricordo che Pema Tseden è stato il primo studente tibetano alla Beijing Film Academy. Fin dal suo esordio cinematografico il regista ha raccontato il suo paese girando prevalentemente in lingua tibetana. Nei suoi film ha mostrato il vero volto del Tibet, i costumi, la povertà, lo spirito alieno alle modernità del conquistatore. Il regista nativo di Lazha ha preferito la rappresentazione veritiera del territorio alla fotografia patinata e romantica, scattata dal cinema internazionale, che ha promosso il Tibet ad ameno simbolo della spiritualità, della bellezza e della resilienza. Questo motivo, probabilmente unito ad un realismo antropologico a cui siamo poco avvezzi ha causato al cinema di Tseden il confino nei circuiti festivalieri. D'altro canto non ha mai potuto contare in un'uscita capillare sul territorio cinese per uscire dall'invisibilità.
Dalla filmografia precedente non si discosta "Xue bao" che narra le vicende di una famiglia tibetana alle prese con un leopardo delle nevi, intrappolato nell'ovile dopo aver sterminato ben nove castrati. Un danno enorme quello causato del bellissimo felino che il figlio maggiore del vecchio pastore non vuole accettare tanto facilmente. Egli reclama un risarcimento prima di rilasciare l'animale il quale gode della protezione del governo cinese. Segue la diatriba, tra la famiglia e le autorità di Pechino, una troupe televisiva locale capeggiata da un giornalista, amico del figlio minore del pastore, un monaco che si è dedicato alla preghiera e alla salvaguardia del felino delle nevi.
Il racconto, se avessimo un maggior interesse per l'equilibrio tra uomo e natura, potrebbe appartenerci poiché non mancano, nel nostro paese, i danni causati alle greggi da animali selvatici affamati.
Dal racconto trapelano tutte le difficoltà di una famiglia patriarcale in cui il vecchio uomo è legato alla tradizione filosofica buddista mentre il figlio maggiore è più che altro ancorato ad una realtà economica, dunque terrena, estremamente precaria. Si notano le differenze culturali dei tibetani e l'atteggiamento cinese che dimostra il disprezzo per le tradizioni e l'ospitalità locale.
Tseden chiude la querelle grazie ad un atto di generosità ed intensa spiritualità, ben superiore ad un pellegrinaggio da tempo programmato, a cui tutti dovrebbero guardare con rispetto, cinesi e tibetani. La fotografia di Matthias Delvaux colora di un azzurro glaciale i toni bianchi di una natura incontaminata che a 4.000 metri di altezza cerca una difficile convivenza con l'essere umano, non tanto con quello che per millenni ha abitato le praterie del Tibet, abituato a rapportarsi con animali feroci e temperature glaciali, quanto quello lontano che, lungi dal conoscere il territorioz detta leggi di difficile attuazione. La regia di Tseden è realistica ma non priva di poesia. Belle le sequenze dedicare al rapporto compassionevole tra animale e uomo. Il monaco aiuta il felino dal manto folto e grigio e costui ricambia il favore con un viaggio inaspettato. La coesistenza è possibile ma non può dipendere esclusivamente dal regno animale. L'umanità è avvisata.
L'uscita di scena di Pema Tseden è leggiadra come quella del leopardo che si allontana dall'uomo e dai suo annosi problemi.
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