Regia di Malgorzata Szumowska, Michal Englert vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 80 - CONCORSO
Il biondo ed attraente Adam è un ragazzo che ogni coetanea vorrebbe poter vantare come compagno.
E poter amare in modo esclusivo.
Ma al bel giovine le storie d'amore non gli mancano di certo, così come la predisposizione a vivere avventure che lo soddisfano, conscio del suo status di maschio desiderabile e dediderto.
Ma già un episodio emblematico occorso in occasione della visita di leva, si rivelerà un primo indizio, e nello stesso tempo una prima presa di coscienza dell'interessato che gli farà capire, poco per volta, di non essere ciò che sembra fisicamente.
In quella occasione, infatti, uno stravagante ed imbarazzante particolare intimo lo additò come persona non idonea ad essere scelto per il servizio militare.
Un comportamento che, sulle prime, viene interpretato come un atto scanzonato di sfida contro l'autorità da parte di un antimilitarista, ma che invece nasconde una prima fase di una vera e propria presa di coscienza che finirà per condizionare completamente l'esistenza del protagonista.
Il film della collaudata coppia Szumowska/Englert ha come epicentro il percorso di transizione, in questa circostanza "man-to-woman", nella Polonia di inizio millennio, quando certe possibilità di scelta erano considerate una stravaganza o un vero e proprio illecito. Malgorzata Szumowska, affiancata come ormai d'abitudine dal fidato Michal Englert con cui sta affrontando una carriera piena di titoli che spaziano tra generi variegati, mostra, in questo contesto inevitabilmente delicato e introspettivo dedicato ad una delicatissima fase non solo fisica di transizione, una delicatezza paragonabile all'irruenza di un paracarro, soprattutto quando si tratta di focalizzarsi nel tratteggiare il calvario del(la) protagonista.
Con l'irruenza a tratti sin compiaciuta che la contraddistingue, la Szumowska affronta la dinamica di presa di coscienza e graduale transizione limitandosi più che altro a concentrarsi su metamorfosi esteriori, in questo caso superficiali e quasi sempre posticce, attraverso le quali si arriva a trasformare l'attrice protagonista (fisicamente tutt'altro che adatta...non basta c'ero un viso spigoloso e una pettinatura posticcia) in una ridicola marionetta che arriva a non essere credibile né come uomo, né tanto più come donna.
La metamorfosi è infatti superficiale, e il percorso faticoso e lacerante si trasforma in una sorta di spettacolarizzazione che non riesce a rivelarsi per nulla genuina.
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