Regia di Joseph Pevney vedi scheda film
Malriuscita trasposizione di un racconto di certo interesse, opera del grande Robert Louis Stevenson: la grigia ambientazione medievale con il suo tetro castello (fa da sfondo a una storia di spietata vendetta) non è adeguatamente sfruttata da una regia troppo convenzionale, penalizzata dall'altrettanto scontata e prevedibile sceneggiatura.
Dispotico e spregevole individuo, il conte Alan (Charles Laughton) coltiva da oltre venti anni un sadico piano rivolto al tormento dei suoi consanguinei: primo fra tutti il fratello, recluso come condannato in una angusta cella nei sotterranei dell'enorme castello solo perché innamorato corrisposto della donna in passato desiderata anche da Alan; a seguire la nipote destinata a congiungersi in nozze prestabilite con un (presunto malvivente)...
Ispirato al racconto The sire de maletroits door (da cui il titolo originale The strange door) di Robert Louis Stevenson, Alan, il conte nero ha la particolare e insolita condizione di proporre il veterano attore designato in parti di villain (Boris Karloff) in un ruolo decisamente inusuale: quello di Voltan, il più fedele e umano dei personaggi proposti nella vicenda, disposto al sacrificio per nobili sentimenti e "chiave" di volta verso il lieto fine...
Il racconto è interessante ma purtroppo questa trasposizione cinematografica appare irrisolta, lenta e spesso causa di ripetuti sbadigli. Non giova certo la scelta di attribuire al pacioccoso Charles Laughton il ruolo del perverso conte che avrebbe invece necessitato di un protagonista più carismatico e significativo.
L'ultima mezz'ora è caratterizzata da un certo dinamismo che purtroppo vede sprofondare il tema drammatico nell'ironia involontaria evocata dal lungo e impossibile caracollare del povero Voltan che, ferito a più riprese, si trascina più morto che vivo sino alla cella dove stanno rinchiusi (sotto imminente schiacciamento per scostamento delle pareti!) padre, figlia e nuovo sposo... il poveretto percorre decine di metri tra le acque di un mulino in movimento, sale scalinate (da incidente garantito!) per spirare a pochi centimetri dalla cella...
Consigliato solo a chi apprezza Boris Karloff, qui ingaggiato in una pellicola drammatica (attenzione: non horror) e purtroppo fallimentare per messa in scena e sviluppo -ad effetto letargico- della sceneggiatura.
Da ricordare la sintetica (e assennata) considerazione sulla felicità -sempre attuale al di là del tempo e dello spazio-data come risposta interrogativa dal vassallo del conte, ovvero l'opportunista Talon (Michael Pate): "... e chi è felice al giorno d'oggi, con tante guerre e tasse?"
Da segnalare l'ottima edizione in Dvd General video, con video restaurato (nel formato 4:3) e chiara e pulita traccia audio italiana d'epoca.
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