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Fingernails - Una diagnosi d'amore

Regia di Christos Nikou vedi scheda film

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La recensione su Fingernails - Una diagnosi d'amore

di supadany
6 stelle

In una società, come quella attuale, dominata – se non addirittura, sovrastata – dalla competitività, che richiede – sempre e comunque - il massimo rendimento contraccambiando con una propensione inversamente proporzionale nei confronti dei fallimenti, è in atto un tentativo di indirizzare le scelte delle persone con l’ausilio di strumenti che dovrebbero fornire in automatico indicazioni calzanti, da prendere alla lettera.

Al di là di suggerimenti ben accetti, che per ora vanno di pari passo con altri campati per aria, ogni ambito presenta una serie di parametri da considerare, di malagevole catalogazione. Figuriamoci in amore, per giunta - come avviene in Fingernails – quando si parla di una relazione in atto, nella quale i due protagonisti del caso cercano un sigillo definitivo alla loro chimica o, come alternativa minoritaria, un sostegno per certificare perplessità sottaciute.

Alla ricerca di un impiego, Anna (Jessie BuckleySto pensando di finirla qui, Men) accetta la posizione offertale da Duncan (Luke WilsonOld school, Un colpo da dilettanti), il responsabile di una clinica dell’amore dove, mediante una serie di test che culminano con l’estrazione di un’unghia, viene certificata scientificamente la compatibilità di coppia.

La scelta di Anna non è affatto casuale, infatti non è convinta della sua relazione con Ryan (Jeremy Allen WhiteThe Bear, Shameless), nonostante i due abbiano già effettuato il test con un invidiabile e indiscutibile risultato del 100%.

Tra una coppia da esaminare/accompagnare e l’altra, Anna si scopre attratta da Amir (Riz AhmedThe night of, Sound of metal), il collega che le fa da chioccia nel suo percorso d’inserimento.

I dubbi sulle decisioni da prendere non faranno altro che aumentare, spingendo la ragazza a compiere azioni fuori programma.

 

locandina

Fingernails - Una diagnosi d'amore (2023): locandina

 

Al suo secondo film, il primo in lingua inglese, il regista greco classe ’84 Christos Nikou (Apples) esperisce una dimensione a se stante, temporalmente non meglio identificata (sembrerebbe di essere nel futuro ma gli elementi tecnologici scarseggiano e la macchina che fornisce le risposte assomiglia agli elaboratori di vecchia data), utilizzando uno spunto fantascientifico per discettare di amore.

Una variante surreale alla solita commedia romantica che, pur orbitando nella circonferenza disegnata dai sentimenti, fotografa uno stato estremamente contemporaneo. Dunque, è disseminato di vibrazioni attualmente comuni/vigenti, come le difficoltà comunicative (nel film, Anna e Amir predicano bene ma razzolano male), una complessiva insoddisfazione troppe volte non dichiarata apertamente (peggiorando così la situazione), un costante bisogno di rassicurazioni, di attestati convalidanti, turbamenti/apprensioni che tarpano le ali all’umore e fanno brancolare a vuoto, la necessità di ricevere l’approvazione altrui alle proprie azioni, risposte che immettono interferenze/staccionate che producono disfunzioni.

Christos Nikou pungola ma con contegno, utilizza toni soffusi nel tratteggio di un triangolo di cuori in subbuglio, combattuti e sdruciti, con premesse decisamente intriganti, uno svolgimento tenue e sdrucciolevole che procede per piccoli passi (con ripetuti atti dimostrativi che servono giusto da gioviale decorazione) e un capolinea che, inevitabilmente, non è in grado – proprio non intende farlo - di fornire risposte definitive, in linea con le tesi portate avanti in precedenza.

Fortunatamente, a illuminare la scena ci pensa Jessie Buckley, che si sobbarca gran parte degli oneri esibendo una duttilità di notevole partecipazione, mentre Riz Ahmed conquista silenziosamente campo con il passare dei minuti e, purtroppo, Jeremy Allen White si ritrova confinato in un ruolo circoscritto e castrato, che non gli consente di ribadire quelle riconosciute qualità che di recente lo stanno lanciando nel firmamento degli attori da monitorare con puntualità.

 

Jessie Buckley, Riz Ahmed

Fingernails - Una diagnosi d'amore (2023): Jessie Buckley, Riz Ahmed

 

Alla fine, Fingernails rilascia sensazioni amabili , per quanto artefatte e friabili, ma rischia anche di lasciare un po’ tutti insoddisfatti, di non saziare a sufficienza sia chi desidera la solita solfa sia chi richiede un quadro perfettamente compiuto. Un film che, nel suo glossario, distingue metodo e merito, che a modo suo sottolinea le distanze tra teoria e pratica, non particolarmente incisivo e parzialmente prevedibile, sospeso tra le nuvole delle tante complicazioni e contraddizioni che smuovono e impantanano gli individui.

Tra algoritmi tassativi e la suscettibilità delle emozioni, scienze esatte e combinazioni infinite, abbracci e incertezze, avvicinamenti e allontanamenti, sentenze e imperfezioni, raccomandazioni e cedimenti, ragione e sentimento (che spesso soggiornano in vasi non comunicanti), contratture e rebus irrisolvibili, interrogazioni e cedimenti, facciate evasive e moti interiori che non concedono tregua.

Gradevole e inamidato, invitante e – forse giustamente - irrisolto.

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