In uscita il 27 giugno, ‘Shoshana’ l’onesto film di Micheal Winterbottom, che esplora le infinite diatribe tra ebrei e palestinesi, fin dalla loro origine negli anni ’20.
Shoshana è un film giusto, equilibrato, utile.
Fa capire come si possa parlare all’oggi attraverso il passato, la storia e anche la cultura. Della pace. Inesistente, Inagibile in Israele.
Quindi assume una valenza internazionale, (si parlano 4 lingue nel film, russo, inglese arabo, hebrew) dimostrando l’importanza di equilibri politici tra stati, per evitare guerre inutili.
Ieri come oggi. In Ucraina, come in Israele.
Inoltre esplora molti aspetti a dir poco controversi dei leader terroristici israeliani. E la loro violenza.
Ispirato a eventi realmente accaduti, SHOSHANA è un thriller politico. Ambientato negli anni Trenta, affronta il modo in cui l’estremismo politico e la violenza creano una separazione tra le persone costringendole a scegliere da che parte stare.
Medio Oriente, anni 30.
Sullo sfondo del nascente stato israeliano, Thomas Wilkin e Geoffrey Morton, agenti della polizia britannica di stanza in Palestina, sono chiamati a investigare su Avraham Stern.
Quest’ultimo è poeta, soldato, capo dell’ala oltranzista della sinistra in Israele. Nato in Polonia nel 1907 egli va a studiare in Palestina. Invece di finire gli studi classici per cui era portato, già dal 1929 Stern si riunisce all’Haganah, si radicalizza e fomenta attentati.
Ancora una volta se Stern avesse continuato come poeta, scrittore, così come se Hitler fosse stato preso all’Accademia di Belle Arti, invece di essere rifiutato, molte frustrazioni o passioni, avrebbero trovato un’altra via di espressione. Quella artistica / culturale.
Lo stesso vale per Netanyahu che studiò architettura al Mit di Boston. E la storia, oltre che la cattiveria, si ripetono.
Shoshana è anche narrazione di una radicalizzazione, quella di Stern, fin dagli anni 1930, vista anche attraverso l’occhio inglese e temprata nel tentativo fallito dalla loro mediazione. E’ racconto di ideali traditi, visioni che si incistiscono in odio chiama odio.
Estremamente attuale, in uno stato già fondato sulla violenza e terrore come lo è Israele, Shoshana lascia interdetti sulla stupidità umana, la reiterazione del male, l’incapacità di dialogo che s’innesta tra esseri umani.
Specie in quella regione: la palestina.
Nonostante gli eleganti tentativi degli inglesi di domare la violenza, gli attacchi terroristici di vari gruppi israeliani non smettono, portando persino alla morte anche gli stessi mediatori britannici.
Un film molto godibile che ha un'unica pecca.
Peccato per le ricostruzioni storiche, visive ed architettoniche che spesso sfuggono ad un accurato controllo. Spiagge, edifici e locations scelte sono chiaramente riconoscibili tra Ostuni e la puglia, a volte con squarci di tetti, dettagli di design, lampade o abitazioni troppo contemporanee e odierne.
Tel Aviv – 1938. Sinossi
Mentre gli inglesi cercano di mantenere l’ordine tra la popolazione ebraica e quella araba, seguendo il mandato della Società delle Nazioni, il vice-sovrintendente della polizia palestinese Thomas Wilkin si innamora di Shoshana. Essa è la figlia del cofondatore del movimento operaio sionista Ber Borochov.
Membro della squadra antiterrorismo delle forze di Polizia Britannico-Palestinesi, Wilkin affianca Geoffrey Morton (interessante Harry Melling) nella caccia a un leader clandestino, il carismatico poeta Avraham Stern (Aury Alby). Stern è convinto che la costruzione dello stato di Israele debba necessariamente passare attraverso la violenza, e Wilkin e Morton diventano i suoi principali obiettivi.
Come molti a Tel Aviv, Shoshana è moderna, progressista e femminista. Odia le politiche di Stern e i suoi seguaci ma con l’intensificarsi del clima di violenza, sarà costretta a decidere accanto a chi vorrà combattere.
Al cinema dal 27 giugno distribuito da Vision Distribution
L’unica cosa che funziona tra ebrei e palestinesi è data da un’espressione, ormai entrata nell’uso colloquiale: collo beseder. Se l’uomo imparasse dal linguaggio e dalla semplicità delle consuetudini, date dalla vicinanza, sarebbe tutto più facile.
Collo in arabo ‘tutto’ e beseder in ebraico ‘ok’, è un espressione, anche molto usata nel film, che fa capire che un territorio neutro di unione esiste. Almeno nel linguaggio.
‘Tutto ok’ infatti, usando due termini, indica nella semiotica che la pace sarebbe possibile. Purtroppo data l’attualità che ci attornia, dati i fondamentalismi, dati le reiterazioni della storia infinite, sembra solo un miraggio.
E rimarrà solo un sogno
Revolutions films, Bartleby film e Vision Distribution presentano SHOSHANA un film di Micheal Winterbottom.
Gli interpreti ben diretti sono Douglas Booth, Irina Starshenbaum, Harry Melling, Aury Alby, Ian Hart
Il film è prodotto da MELISSA PARMENTER | JOSH HYAMS | LUIGI NAPOLEONE | MASSIMO DI ROCCO
Produzione
REVOLUTION FILMS, BARTLEBYFILM con VISION DISTRIBUTION in collaborazione con SKY e PRIME VIDEO
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