Regia di Ron Clements, John Musker vedi scheda film
Dopo due figure femminili destinate a lunga fortuna (Ariel e Belle), ecco la proposta di un ragazzo intraprendente benché morto di fame, ladruncolo scafato ma buono e generoso, fascinoso e potenzialmente glamour (alla base c’è un riferimento estetico a Tom Cruise). Indirizzato quindi soprattutto ai maschietti, Aladdin, che si rifà ad una novella delle Mille e una notte ed aveva già conosciuto un adattamento in live action con Donald O’Connor (il modesto Le meraviglie di Aladino), reinventa la storia trovando almeno tre elementi fondanti: l’astuzia, la fortuna e la freschezza di un protagonista con cui ci si può facilmente identificare; il proseguimento della dimensione musicale tipica del Rinascimento disneyano degli anni novanta (numeri ora spettacolari come la sarabanda di Principe Alì ora romantici e trascinanti come Il mondo è tuo); l’apertura al mondo arabo con la ricostruzione di una fittizia, stereotipata e credibile città araba. La creazione del personaggio di Jasmine gioca molto sulla sensualità di una figura esotica che è probabilmente la più sexy tra le “principesse Disney”, mentre la costruzione di Jafar suggerisce ancor più l’idea che il pubblico di riferimento non è più soltanto quello infantile (il suo interesse prima che temporale è soprattutto sessuale: quando diventa Sultano tratta Jasmine come una Salomè). Memorabile il Genio doppiato in originale da Robin Williams e in Italia da un grande Gigi Proietti all’altezza dell’esplosivo eclettismo vocale.
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