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Woman of the Hour

Regia di Anna Kendrick vedi scheda film

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La recensione su Woman of the Hour

di mck
8 stelle

“Which one of you will hurt me?”

 

 

Perseguendo scientemente un andirivieni temporale che, funzionando alla perfezione senza ulteriori strutturazioni (montaggio del whannelliano - “Upgrade”, “the Invisible Man”, “Wolf Man” - Andrew Canny), copre un decennio, dal 1971 al 1979, attraversando, contemporaneamente a “Strange Darling” (e, per altri versi, a “Late Night with the Devil”, parafrasandolo in “Prime Time Access with the Girl/Lady”), una mappa su cui sono disposti, ad esempio, e coi dovuti distinguo, “Zodiac” e “the Devil All the Time”: lo script originale di Ian MacAllister-McDonald del 2017, acquistato da Netflix nel 2021...

 

 

– mentre Rodney Alcala (un Daniel Zovatto “forzatamente” più anonimo dell’originale, ma - "It Follows", "Station Eleven" - inquietante il “giusto”), non più detenuto nel deat row del San Quentin Rehabilitation Center (e sì, “correggere & riabilitare” col “braccio della morte” è un parossistico paradosso burocratico), ma, per ragioni di salute, nel CSP-COR, la prigione statale di Corcoran (Kings County, CA), moriva ospedalizzato per cause naturali all’alba dei 78 anni –

 

 

...per produrlo e farlo dirigere alla Chloe Okuno di “Watcher”, mentre alla fine lo distribuirà soltanto, intitolato “Rodney & Sheryl”, dai nomi propri dei due reali personaggi principali, e in un secondo momento, in fase di lavorazione in mano ad altre Companies/Studios, ribattezzato, prima di assumere l’identità finale di “Woman of the Hour” ed essere diretto dalla sua protagonista Anna Kendrick (“Up in the Air”, “Scott Pilgrim vs. the World”, “Pitch Perfect”, “Drinking Buddies”, “Life After Beth”, “Happy Christmas”, “the Voices”, “Digging for Fire”, “Mike and Dave Need Wedding Dates”, “A Simple Favor”, “the Day Shall Come”, “Love Life”, “Dummy”, “Stowaway”, “Alice, Darling”, “Self Reliance”), debuttante dietro alla macchina da presa, tanto “Sheryl Meets Rodney” quanto “the Dating Game”, dal nome del game show ABC nato a metà anni sessanta (e portato in Italia dalla Fininvest a metà anni ottanta col titolo di “il Gioco delle Coppie”), fu all’epoca sondaggiato dalla "proverbiale" Black List di Franklin Leonard e lì vi restò per più di un lustro.

 


Fra le varie postille finali classicamente costituite da scritte sovrimpresse - in questo caso sul paesaggio californiano (fotografia dello Zach Kuperstein di “Barbarian”), tra la battigia della Golden Coast e i Joshua tree (Yucca brevifolia) del deserto del Mojave -, spicca quella del 2010 di Amy (Autumn Best), ovvero Monique H. (l’anagrafica completa è facilmente reperibile online), che nel 1979, quindicenne, fu sequestrata, violentata e torturata e 31 anni dopo in tribunale piantò l’ultimo chiodo nella bara del suo aguzzino.

 

 

Completano il cast Tony Hale (bravo nel ruolo del presentatore – che nella realtà furono Jim Lange per gli U.S.A. e Marco Predolin, Corrado Tedeschi e Giorgio Mastrota per l’Italia – espressione del suo tempo, cioè un po’ viscido), ma smaccatamente più viscido), Pete Holmes (bravo nel ruolo del vicino d’appartamento… un po’ viscido: uno Zack Braff più grande, grosso e bamboccione), Nicolette Robinson (l’amica di una vittima del serial killer), Kelley Jakle (la vittima newyorkese), Kathryn Gallagher (la vittima del prologo), Jedidiah Goodacre (uno dei tre pretendenti giocatori scapoli: il suo “character twist” è veramente ben riuscito anche perché “sorprendente”), Denalda Williams (la truccatrice), Rob Morton (il custode) e le buone musiche di Dan Romer & Mike Tuccillo.

 


“Which one of you will hurt me?”

 


* * * ½/¾ - 7.25   

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