Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Tratto da un romanzo di Genet, Querelle de Brest è la storia di un'ingenuità (certo non innocenza) turbata, che alla fine del proprio percorso non è più tale, ma non è per nulla dispiaciuta di aver perso il suo status originario. L'impianto teatrale (nelle scene come nella recitazione), i dialoghi altalenanti fra eccessi di forma e toni smodatamente sboccati, l'inconsistenza della trama, la morbosità gratuita nel soffermarsi nei dialoghi e nelle immagini su particolari anatomici o su pratiche sessuali fanno di questo film una vera, ineguagliabile ciofeca. Senza scampo. Fassbinder lascia un testamento artistico che perfino supera i limiti espressivi già portati avanti dal suo stile e questa, nel bene o nel male, è l'unica notizia buona. Biasimo per la partecipazione di Franco Nero e della Moreau. Onore al merito per gli sperimentatori, ma qui Fassbinder si è realmente spinto oltre, consegnando un prodotto sconclusionato, dal messaggio inefficace.
Il marinaio Querelle sbarca a Brest, dove si aggira fra vicoli e bordelli. Si mischia con la malavita omosessuale locale, finisce invischiato nel traffico di oppio, in un omicidio ed ha modo di conoscere molto, molto a fondo l'omosessualità - e peraltro di apprezzarla, ripetutamente. Praticamente tutti i delinquenti ed i marinai di passaggio a Brest hanno modo di fare i porci comodi loro dentro al deretano di Brest, ma attenzione: avranno pure il suo corpo, sì, ma certo non la sua anima, eh no. Il capitano della nave, intanto, rimane a bordo sul molo ed osserva da lontano le gesta ero(t)iche di Querelle, sognando di sodomizzarlo di santa ragione pure lui. E' solo questione di tempo, chiaramente: ce n'è per tutti.
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