Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Archiviato, si fa per dire, il suo Decalogo, Kieslowski passa con decisione a quello che sarà uno dei film più belli della sua lunga carriera. Tanto da far notare agli appassionati del suo cinema, la differenza tra le scarne ambientazioni dei dieci comandamenti, pensati come telefilm, e l'emozione che suscitano le immagini di Veronica, morbide, colorate come le favole dei sogni più belli, studiate per entrare nella storia e nella esistenza di queste due enigmatiche donne che pur non incontrandosi mai nella loro vita si fondono grazie alla maestria riconosciuta universalmente di un grande interprete del cinema mondiale.
Non per niente La doppia vita di Veronica, presentato al Festival di Cannes nel 1991, cominciò con ottenere il premio per la migliore interpretazione femminile, Irène Jacob vinse sbaragliando tutte le agguerrite concorrenti. C'è da dire che quell'anno la Giuria del Festival era presieduta da Roman Polanski (anch'egli di origini polacche) per cui la Palma venne assegnata ad un altro film, per non ingenerare "sospetti". A Cannes il film ottenne altri due importanti riconoscimenti, il Premio Fripesci della critica internazionale e il Premio della Giuria Ecumenica. Da quel momento, una messe di premi decreterà il successo mondiale del film, a Toronto, New York, Sant Jordi, Varsavia, Los Angeles, tanto per citarne qualcuno.
La trama di questo film è complessa e affascinante allo stesso tempo. Chiunque abbia visto La doppia vita di Veronica ne è rimasto colpito e ammirato dalla grandezza culturale dell'autore, dalla bravura degli interpreti, dalla fotografia ineccepibile, dalla colonna sonora perfetta.
Nascono due bambine, lo stesso giorno e alla stessa ora, le tre del mattino. In due città diverse. Entrambe hanno capelli neri e occhi verde scuro. Al compimento dei due anni, una si brucia la mano toccando un forno. Qualche giorno dopo, anche l'altra avvicina il dito al forno, ma si ferma un momento prima. Da allora, le due ragazze hanno una vita molto simile, a grande distanza una dall'altra: Weronika abita a Cracovia, mentre Vèronique vive a Clermont Ferrand. Qui Vèronique incontra un burattinaio, che sembra riconoscere in lei la metà dolente di un disegno più grande, bizzarro e misterioso, un sentiero impervio che nasconde il destino imprevedibile delle due donne, che le terrà legate per sempre attraverso le cose e gli accadimenti, dall'amore al lavoro, al canto melodioso e conturbante che conquisterà i fruitori delle loro esibizioni in pubblico e in privato.
L'opera di Kieslowski si avvale della sceneggiatura di Krzysztof Piesiewicz e della musica di Zbigniew Preisner: senza la loro preziosa collaborazione, forse il film non avrebbe ottenuto la totale approvazione del pubblico e della critica, anche se tanta parte del merito va attribuita alla superba interpretazione di Jrène Iacob, nel doppio ruolo di Weronika/Vèronique. La brava attrice ha saputo rendere alla perfezione quella che era l'anima del lavoro di Kieslowski, diviso tra la patria polacca e quella di adozione, la Francia. Una dedica amorevole, con qualche rimpianto, ma con la ferma intenzione di proiettarsi finalmente nel resto del mondo.
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