Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Per Veronica vivere significa porsi in sintonia con l'impercettibile musica del cosmo. Ma se la prima Veronica coglie le note al volo, interpretandone astrattamente l'armonia, la seconda traduce il ritmo in una danza che muove la sua persona e scuote la realtà intorno a lei. Nella sua prima vita, l'ebbrezza dell'amore e la vocazione artistica sono la teoria pura, che la rapisce verso l'alto, per poi farla precipitare rovinosamente. Nella sua nuova vita, al vertiginoso idealismo si contrappone, dal fondo, la passione che abbraccia la terra: Veronica è allora come un angelo caduto, che trasforma la nostalgia del cielo in un impeto di generosità. La pratica è impegno fattivo e concreto interesse per il prossimo: un'attività scandita da una melodia che è espressione condivisa, una consonanza creata apposta per comunicare. La transizione dalla prima alla seconda vita è come un passaggio di consegne tra l'anima e il corpo, una staffetta che, però è anche un legame spezzato. Così, nella favola del burattinaio, l'eccessiva pesantezza del mondo finisce per rompere la gamba della ballerina, che quindi sogna di rimettere le ali e ritornare a volare.
La morale è che, nel cammino esistenziale, non esiste una direzione valida per sempre. La vita chiama avanti e chiama indietro, perché ogni istante, separato dal tempo, si gira disperatamente intorno a ritrovare un senso: come un'eco orfana, che continua a risuonare nello spazio in cerca della sua voce genitrice.
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