Regia di Tobe Hooper vedi scheda film
Louisiana, il film si apre nel postribolo di miss Hatty, dove la giovane Clara non vuole concedersi a un cliente pervertito, e miss Hatty la mette alla porta, così Clara finisce in un motel denominato (ironicamente) Starlight ma le stelle sono spente e le luci hanno un colore rosso sangue. Il gestore dell’ammuffita pensione che dà sulla palude poi è un vecchio storpio di nome Judd che farnetica di Vietnam, e che pasce un coccodrillo africano. E si mostrerà subito per essere l’opposto di un oste accogliente. Nel corso del film gli omicidi si susseguono fino alla comunque tragica soluzione finale.
Partiamo dicendo che il cast di questo piccolo horror indipendente è di tutto rispetto, Miss hatty è Carolyn Jones, più conosciuta come Morticia de La Famiglia Addams.
Il proprietario del motel è l’ottimo Neville Brand – ormai quasi a fine carriera – ex attore financo per Billy Wilder che riesce incarnare un perfetto looser della provincia americana, stordito e laido.
E poi Robert Englund che fa il giovane sciamannato, un anno prima di un Weekend da leoni e anni prima di diventare l’unico e insostituibile baubau d’america: l’onirico Freddy Kruger.
Questo piccolo cult è un notevole esempio di anarchia visiva, di horror indie anni 70. Pur essendo un B movie, la regia è curatissima anche perché metà film diventa quasi un kammerspiel girato con coscienza tutto nella laida pensione che non può non rimandare al Bates motel di psycho di ben 17 anni prima. Anche l’attrice che fa Clara è una versione più volgare di Janet Leigh.
Le luci della fotografia di Robert Caramico sono cupissime e tagliate con lo stesso rosso psichedelico di Suspiria che guarda caso è dello stesso anno (1977).
Il film è ispirato alle vicende di Joe Ball, the alligator man, il leggendario serial killer texano che uccise moltissime donne negli anni Trenta. Non a caso il mito vuole che il mostro uccidesse persone per darle in pasto ai suoi alligatori.
Insomma il soggetto e la sceneggiatura di Fast&Hekel sono al servizio della maestria di genere di Tobe Hooper (morto nel 2017), che con Non aprite quella porta (1974) cambiò per sempre il genere horro americano e non, e sanno appunto restituire quel clima di smarrimento dell’america rurale in particolare, e dell’america in generale, da poco uscita dalla disastrosa guerra vietnamita.
Il regista cura poi il comparto musicale con Wayne Bell, e c’è una colonna sonora di tutto rispetto, la musica diegetica fatta da buon country nella seconda parte del film diventa veramente ipnotica rendendo l’atmosfera ancora più sudata, asfittica e soffocante.
Effetti speciali notevoli per l’epoca di Ken Speed, anche il coccodrillone è ben fatto e svolge bene la sua parte.
Insomma un piccolo cult imperdibile per tutti gli amanti del cinema di genere che troveranno ancora di che divertirsi nonostante i 45 anni trascorsi.
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