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MaXXXine

Regia di Ti West vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su MaXXXine

di axe
7 stelle

1985, Los Angeles. Maxine Minx, pornostar dal passato turbolento e misterioso, ottiene il ruolo della protagonista in un film horror; potrebbe essere la sua occasione per dare una svolta alla sua carriera artistica e non intende perderla. Non trova, tuttavia, serenità; un molesto investigatore privato la perseguita, ed ella ne deve scoprire i motivi, mentre su Hollywood si allunga l'ombra minacciosa del serial-killer Night Stalker. Terzo episodio della trilogia iniziata con "X - A Sexy Horror Story" e proseguita con "Pearl", diretto dal regista statunitense Ti West, "MaXXXine" racconta la storia della giovane attrice Maxine Minx; dopo i tragici eventi descritti nel primo film della serie, la ragazza ha continuato a lavorare, ben ambientandosi nel mondo della pornografia. Una realtà rappresentata come dolente, dura. La sceneggiatura - qualora ce ne fosse bisogno - illustra la differenza tra la finzione e la realtà; Maxine e le altre giovani donne impiegate nell'"industria" vivono il loro lavoro come una triste routine, che sopportano facendosi coraggio a vicenda, o con l'aiuto di droghe o altre sostanze, in attesa della "grande occasione" che consentirebbe loro di lasciarsi alle spalle quell'esistenza. Può capitare di sposare un riccastro, come di uscire vincenti da una selezione per attrici di cinema "generalista". E' il caso di Maxine, ingaggiata per interpretare la protagonista di un horror diretto dalla meticolosa, al limite della paranoia, regista Elizabeth Bender, la quale desidera realizzare un'opera di uno spessore tale da "sdoganare" l'intero genere, il quale, presso certa società statunitense, è di poco meno intollerabile della pornografia. La ragazza ci mette impegno, grinta, determinazione, cattiveria; conosce il male. Ma il percorso per liberarsene - o per domarlo, rendendolo un fedele alleato - è lungo e difficile. Diversi suoi conoscenti, con i quali condivide la quotidianità, sono vittime di un sanguinario assassino. Una coppia di detective della polizia cerca di parlarle per ottenere informazioni, ma Maxine rifiuta. E' ripetutamente molestata da un investigatore privato;  gli tiene testa e se ne libera con crudeltà. Sceglie infine di affrontare quello che potrebbe essere un letale nemico. E' un uomo che le è molto vicino; è anche il leader di una setta, i membri della quale sono parenti di un qualche giovane che avrebbe smarrito la "retta via" a causa del richiamo di Hollywood. I celeberrimi studi cinematografici sono, secondo costoro, il regno del male. Qui trovano terreno fertile vizio e corruzione, degrado fisico e morale; qui non c'è spazio per il rispetto di sè stessi, per i valori tradizionali, per la religione. Il profondo contrasto tra diversi stili di vita genera lacerazioni, disperazione; una follìa che trasforma il dolore in violenza. Maxine cavalca l'onda, conserva il controllo della situazione, domina l'odio adattandolo alle proprie necessità. Ma è veramente artefice del proprio destino, oppure anch'ella strumento nelle mani di volontà superiori ed occulte ? Ed il suo, un vero e duraturo successo ? Potremmo scoprirlo in un ulteriore episodio della serie, lasciando questo film la questione in sospeso. Mia Goth è ancora una volta brava interprete di Maxine Minx, così come lo era stata di Pearl nell'episodio precedente. Donne border-line, costrette a convivere con una massa i valori e tradizioni della quale ne sviliscono l'individualità; personalità che infine reagiscono, con ferocia sanguinaria. Maxine è un personaggio negativo; ma il mondo che la circonda non è migliore di lei. Circondata da sfruttatori, maniaci, bigotti, la vediamo infine "dipendere" dalla regista Elizabeth Bender (Elizabeth Debicki), la quale le offre un ruolo di primo piano nel film con il precipuo scopo di perseguire l'ambizione personale. L'investigatore privato Labat è interpretato da Kevin Bacon. Il film ha un buon ritmo; l'ambientazione è una Los Angeles di metà anni '80, edonistica, nichilista, ricca di contrasti. Le "colline di Hollywood" dominano la città; rappresentano per gli ultimi, per i delusi di quel rutilante microcosmo costituito dal locale ambienta artistico, una speranza di miglioramento, di emancipazione. Ma, nel racconto, assumono il significato di morte. Tutto ha sapore di cinema in città; interessante la ricostruzione della videoteca, il cui gestore ed amico di Maxine sembra non far distinzione tra pornografia, horror e altri generi. Diverse sequenze sono girate all'interno degli studi; mostrano i set, le attività di trucco; interessante esempio di metacinema. Il film "Psyco" di Alfred Hitchcock è citato più volte. Notevole altresì la colonna sonora, composta da brani rock e pop dell'epoca. Una messa in scena attenta al dettaglio completa il novero delle caratteristiche positive di questo racconto. Ti West e Mia Goth concludono (o forse no) il loro viaggio nell'horror. Non sono, tuttavia, le pur incisive sequenze gore, a spaventare; è il contesto. Il film descrive una società lacerata, la cui disordinata evoluzione ha lasciato vittime, sia tra chi è rimasto ancorato a valori non più attuali e scarica la propria frustrazione contro qualunque forma di pensiero ed espressione ritiene responsabile di quello che considera degrado dei costumi, sia tra chi è ... corso troppo avanti, privo di quelle capacità che gli consentono di rimanere a galla in un mare in tempesta, un mondo dinamico, una terra di conquista per individui spietati. L'intrattenimento va di pari passo con una intensa critica sociale.

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