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MaXXXine

Regia di Ti West vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su MaXXXine

di zombi
5 stelle

maxine diventerà la star che spera? l'effetto speciale cheap all'ombra degli innominabili abominii ai piedi della città degli angeli caduti, asfaltati e calpestati la farà arrivare più in alto delle stelle del cielo? un film scombiccherato, impacciato, zoppicante, peccato.

maxine spegne una sigaretta sulla stelletta di theda bara sulla walk of fame.

joni mitchell cantava "they paved paradise, and pull up a parking lot".

su quella che è stata la hollywood(land) mitica, come fosse un reame mai esistito di divi e divine, come minimo ci cammini sopra senza nemmeno preoccuparti di chi stai calpestando.

il suo agente gli procura un provino per un film horror. è solo il secondo capitolo di uno slasher che ha avuto un discreto successo, ma maxine ha bisogno di smarcarsi dal porno perchè altrimenti nessuno la prenderà mai per fare altro.

e maxine crede assolutamente nei suoi sogni e nelle sue capacità, ma soprattutto ha un passato che l'ha talmente fortificata da non avere quasi paura del serial killer che sta uccidendo donne a hollywood in quel periodo.

purtroppo però questo passato recente che la tormenta, per chi non ha visto i capitoli precedenti , rimane flash-back confuso e incompiuto cme nel peggior horroraccio di serie z senza continuità.

la hollywood di quegli anni è un set infernale dove, dietro le splendide facciate degli studios, si nascondono fetidi set infestati dalla peggior feccia, dove la droga scorre a fiume , il mercimonio sessuale è sovraffollato e orde di fanatici religiosi affollano gli ingressi degli studios, protestando contro i film perchè dicono loro, corrompono i loro figli.

e poi c'è questa famosa villa proprio sotto la scritta HOLLYWOOD, dove ci sono gli uomini più ricchi e potenti e dove si fanno feste che possono essere la chiave di svolta per tutte le amiche di maxine che si esibiscono intorno in fumosi bar intorno a palo sotto lo sguardo svogliato di ubriaconi.

ti west mi aveva deluso con the sacrament, non ho visto, ripeto, gli altri due capitoli della X saga, quindi sicuramente mi sno perso qualcosa nel racconto, o comunque mi sembra di non aver capito del tutto, come per esempio la comparsa della vecchia arpia, che apparteneva sicuramente al passato della protagonista.

la regista del film che intende con questo capitolo 2, imprimere un atto di rivoluzione autoriale in un semplice prodotto commerciale di tette e scream queens e pruriti sessuali in un periodo dove è tutto già esposto, è ossessionata dall'ipocrisia sessuofoba di certo cinema del passato.

ma così come i fanatici religiosi, lo stesso serial killer night stalker, così come la figura guantata che cerca, insegue e trova maxine, ma cneh certo horror, è completamente ricoperto da una viscosa patina di repressione, che porta a punire invece chi decide di vivere liberamente la propria vita contro la morale comune.

una morale liberista che decide di abbattere quello che poteva essere un monumento del cinema muto, come i giardini di alla nazimova, demolito per costruirci un parcheggio per ospitare un centro commerciale, dimenticare il passato e procedere verso un futuro di niente.

il film purtroppo è lento. non succede nulla se non la protagonista che continua a spostarsi in macchina da un posto all'altro.

gli omicidi sembra che siano ripresi svogliatamente come se dovesse farlo e diretti senza il minimo senso del ritmo.

gli attori spesso sono figurine senza spessore, e l'omaggio tributo del sopravvalutato ti west a certo horror diciamo di seconda mano che col tempo ha assunto lo status di (s)cult, è tanto sventolato quanto incolore.

ci si annoia, molto!

il putridume della mattanza finale scatenata dai repressi fanatici che invocano leggi severe e restrittive, salvo essere poi ricettacoli dei peggiori pensieri e delle azioni più riprovevoli, proprio all'ombra delle scalcagnatissime letterone sulla coliina, è un deja vu sconsolante.

il buono risiede in quelle riprese dei set di un tempo, dove la regista disillusa accompagna in tour maxine, malinconicamente ottimista di poter lasciare una reale impronta di sè nella storia del cinema.

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