Regia di Giuseppe Patroni Griffi vedi scheda film
Mantova, Cinquecento. Un ragazzo e una ragazza, Giovanni e Annabella, si amano perdutamente, ma la loro storia d'amore ha due grossi impedimenti: un rivale (Soranzo) in procinto di sposare Annabella e, ancor peggio, il fatto che lei sia sorella di Giovanni.
Terza regia per Giuseppe Patroni Griffi, che firma anche la sceneggiatura insieme a Carlo Carunchio e Alfio Valdarnini, partendo dal testo di John Ford Peccato che sia una puttana. Addio fratello crudele - titolo 'addomesticato' alle esigenze censorie dell'epoca - è a tutti gli effetti un bel film insignificante: esteticamente impostato e rifinito in maniera ottima, ma pure gelido, ben poco espressivo, dimostrazione di innegabile talentuosità delle numerose forze di prim'ordine qui impiegate in modo fine a sè stesso. E non si parla solo del cast artistico, che sfoggia nomi del calibro di Charlotte Rampling, Fabio Testi, Oliver Tobias, Rick Battaglia e Antonio Falsi, ma anche e soprattutto di quello tecnico, che vede schierati Ennio Morricone (colonna sonora, orchestra diretta da Bruno Nicolai), Vittorio Storaro (fotografia), Franco Arcalli (montaggio), lo scultore e scenografo della Scala e dello Stabile di Torino Mario Ceroli (scenografie), Gabriella Pescucci (costumi). GPG tornerà al cinema tre anni più tardi, per Identikit (1974), nel quale potrà disporre anche di Elizabeth Taylor. 4,5/10.
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