Regia di Tim Mielants vedi scheda film
La peculiarità di "Small Things Like These" sta nell'approccio diverso con cui il regista Tim Mielants si occupa delle famigerate "Case Magdalene", fondate sul finire del '700 e assai comuni nell'Irlanda cattolica dei due secoli successivi. Peter Mullen era entrato all'interno di una di esse raccontandone l'orrore, senza troppi giri di parole. Era il 2002, il film era "Magdalene" e dell'argomento si iniziava a parlarne con toni accesi a seguito della definitiva chiusura, sul finire degli anni '90, delle case stesse. Mielants, invece, complice il romanzo di partenza, ovvero l'omonimo best-seller della scrittrice irlandese Claire Keagan, rimane all'esterno e utilizza un differente punto di vista. Non più quello delle vittime o delle carnefici bensì quello di un uomo qualunque che si trova ad interagire per questioni d'affari con la "Casa" al centro della propria comunità.
Mullen aveva messo in luce la brutalità degli istituti religiosi mentre Mielants mostra appena le violenze perpetrate dalle suore rimanendo fuori dalle lavanderie che sfruttarono per secoli la manodopera gratuita delle ragazze, costrette a purificarsi, attraverso la fatica ed il lavoro, dal peccato della fornicazione.
Le violenze dunque non si vedono ma si intuiscono al punto che l'insegna in ferro che domina l'ingresso del "Good Sheperd Monastery" assomiglia a quella posta all'entrata del campo di Auschwitz. Le ragazze, molto spesso rinchiuse nelle case Magdalene dagli stessi genitori, e naturalmente contro la propria volontà, venivano costrette al lavoro duro e poi private dei figli, dati in adozione dal convento che alimentava, così, un mercato redditizio di compravendite andando ad arricchire il già proficuo risvolto economico delle lavanderie.
Pertanto l'unica sequenza girata nell'ufficio della madre superiora, una scena per altro centrale e di grande maestria, permette di sbirciare appena quel poco che gli occhi del protagonista, il carbonaio Billy Furlong, percepiscono nella luce fioca dei corridoi mentre viene accompagnato dalle gendarmi in sottana presso la superiora e poi all'uscita.
Il candido monastero, spazzato dalle tonache immacolate delle suore e pulito dall'olio di gomito delle giovinette, è tanto lucido quanto sporco e imbrattato di polvere nera è lo spaurito Billy. Ma è solo l'apparenza dell'abito che fa il monaco. Il cuore immacolato di Cristo si nasconde sotto i vestiti sudici di Furlong non certo davanti ad un caldo camino acceso il quale getta ombre sul cuore arido delle donne che al suo cospetto si riscaldano.
Mielants pone attenzione sul rapporto tra l'ordine religioso e la comunità che lo legittima attraverso gli elementi di congiunzione rappresentati dall'uomo, dalla giovane Sarah Redmond e da suor Mary.
Gli avvenimenti sono filtrati dalla sensibilità di William Furlong, figlio bastardo di una delle poche madri risparmiate alle penitenze dagli istitutivi correttivi delle virtù femminili.
Mentre il Natale sta per arrivare portando pace e aria di festa Billy smette di dormire e si chiude dentro sé nel ricordo della madre e di un passato poco felice e pieno di reticenze che si ripresenta puntuale. Billy è inquieto e si scontra con il desiderio di girarsi dall'altra parte quando, durante una notte insonne, trova una ragazza tremante e infreddolita nel deposito di carbone del convento.
Se da una parte c'è la mancanza di pietà delle suore, dall'altra il buon cuore del singolo individuo convive con l'omertà della massa che assume lo stesso atteggiamento dei tedeschi di fronte alle atrocità dei campi.
Le suore si occupano dell'istruzione dei bambini e si adoperano a rallegrare di canti e luci le festività incombenti. Nelle peggiori delle ipotesi sanno essere vendicative e sono in grado di esercitare forti pressioni sulla comunità che tengono al guinzaglio o sull'individuo che osa mettere loro i bastoni tra le ruote. Perché mai portare alla luce i peccatucci di superbia e la mancanza di carità di chi per vocazione dovrebbe accogliere anziché giudicare? Ne patirebbero gli affari e la reputazione.
È davvero significativo che di fronte alle afflizioni di Billy siano per prime le donne a colpevolizzare altre donne, siano le donne a volgere lo sguardo altrove. Le suore, la moglie Eileen e la barista, quest'ultima probabilmente vittima del sistema repressivo della moralità irlandese, preferiscono ignorare perché conoscere potrebbe comportare la perdita dei privilegi acquisiti, non sono materiali.
Nessuna certezza vacillerebbe, d'altronde, nemmeno a fronte di quel nefasto e impronunciabile "se capitasse a una delle nostre figlie", ovvero la paura più gravosa da sottomettere e più dura da esorcizzare. Una prebenda invita, infine, a tacere mentre la superiorità morale di chi non ha commesso colpa disinnesca facilmente la portata rivoluzionaria di quell'antico "chi non ha peccato scagli la prima pietra" alla base del quale vi è la carità e la premura del perdono che operò la miracolosa conversione di Maria Maddalena. Mielants, dunque, mette in luce la paura di esporsi, di perdere reputazione e privilegi, la presunzione di essere esempio di rettitudine.
La fotografia cupa e opprimente di Frank van den Eeden racconta perfettamente la notte del cuore, il freddo dell'indifferenza, la pioggia incessante e fastidiosa della coscienza che di tanto in tanto fa capolino. Le notti insonni, le luci livide ed i colori fangosi raccontano lo stato d'animo del protagonista che trova pace solamente nella decisione più difficile da prendere.
Cillian Murphy lavora di sottrazione dando vita ad un personaggio davvero ricco di sfumature. Ottima anche l'interpretazione di Eileen Walsh che incarna le imperfezioni e le ipocrisie della società irlandese. Emily Watson, davvero a suo agio con il velo nelle sue uscite recenti, è una plenipotenziaria tanto scaltra quanto avveduta. Pochi minuti le bastano per imporre la propria bravura in un racconto in cui la figura della suora è centrale nel distribuire le colpe del peccato commesso tra le mure del santuario di Dio. Ottima, infine, la regia di Tim Mielants che respinge al mittente le grida d'indignazione del caso per adottare il più pacato e introspettivo dei toni. Un gran film in tutto e per tutto.
Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara
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