Regia di Tim Mielants vedi scheda film
Noioso. Deludente su un argomento importantissimo, e interessantissimo, come l’educazione impartita negli istituti cattolici, dove spesso i reati tra i più atroci sono avvenuti con la colpevole collusione delle comunità locali.
Di interessante si segnalano solo due scene: quella in cui una ragazza dà di matto contro sua madre pur di non essere rinchiusa in tale istituto; e l’altra (che in realtà ricorre due volte, una volta sotto forma di raccomandazione della moglie) in cui il protagonista viene invitato a chiudere sempre gli occhi sui crimini che pure stava vedendo, perpetrati dalle suore. Per fortuna l’uomo (ben interpretato da Cilian Murphy, il quale però è costretto a una recitazione eccessivamente introspettiva e dimessa, dagli occhi troppo spesso abbassati, tanto è taciturno il personaggio che deve interpretare – ai limiti del piatto e insignificante) alla fine ascolta la coscienza, e mette da parte i vantaggi secondari che avrebbe nel favorire le suore-criminali.
Ma, una volta detto anche della bella fotografia, non a caso artisticamente “fiamminga” (del belga Frank van den Eeden, infatti), che scandisce gli interni su toni oscillanti tra i bruni, così come gli esterni fra fioche luci invernali, i pregi finiscono qua. Il film non dura tanto: un’ora e mezza, ma stanca sin dall’inizio: non conosce mai nessun guizzo.
Soprattutto gioca troppo sul “non detto”: allude, lascia intendere, ma in maniera assai inefficace. Il protagonista è figlio di una ragazza madre reclusa in quegli istituti? L’adulto rappresentato nelle scene d‘infanzia, è suo padre? Si può dire sì come no, come su altre cose. Troppo esile è il reticolo dei pur molti collegamenti occulti che il regista ha (o avrebbe) voluto lasciar intendere. In mezzo a tanti sbadigli.
La denuncia del conformismo e della pavidità cattoliche, che hanno creato danni straordinari, e aiutato i rei anziché ostacolarli (nonostante il Vangelo stia sempre dalla parte degli oppressi), passa a sufficienza.
Ma tanti altri aspetti, generali e particolari, non sono stati affatto sfruttati bene da una sceneggiatura - tratta da un romanzo - moscia.
Di certo, sullo stesso tema irlandese non regge neppure lontanamente il paragone con lo strepitoso Magdalene del 2002.
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