Regia di Tim Mielants vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: PICCOLE COSE COME QUESTE
La domanda che gli amanti del cinema si sono fatti dopo aver visto la maestosa interpretazione di Cillian Murphy nei panni del maestoso Oppenheimer nel maestoso omonimo film dominatore all’ultima notte degli Oscar: ma quale sarà il suo prossimo ruolo? Quale personaggio carismatico e contraddittorio che ha contraddistinto la Grande Storia avrà il volto ma soprattutto lo sguardo espressivo dell’attore irlandese?
Cillian Murphy ha fregato tutti e approfittando della sua fama mondiale decide di produrre insieme alla moglie e a Ben Affleck la versione cinematografica di un piccolo romanzo di grande impatto emotivo scritto dalla scrittrice Claire Keegan e dal titolo Piccole cose da nulla.
Presentato come film d’apertura all’ultimo Festival di Berlino e premiato col premio della Migliore attrice non Protagonista a Emily Watson per i suoi 5 minuti che condensano tutta la cattiveria e il cinismo che sono il centro morale dell’intero film.
Cillian Murphy, o meglio gli occhi di Cillian Murphy, interpretano i silenzi e i tormenti interiori di Bill Furlong un rispettato carbonaio di un piccolo paesino dell’Irlanda, un uomo che lavora sodo, un uomo molto corretto con i propri dipendenti, un uomo che ama più di se stesso le sue 5 figlie ma che interiorizza un po’ troppo l’amore nei confronti di sua moglie come se avesse un macigno dentro di se che gli ha trasformato il suo cuore in un tozzo nero come il carbone che vende alla comunità.
Una mattina presto, troppo presto, entra nella carbonaia dell’istituto di Suore del Buon Pastore per consegnare la solita richiesta di carbone e si trova davanti una ragazza di nome Sarah che è stata rinchiusa dentro per punizione.
Quell’evento provoca dentro il buon Bill uno smottamento dell’anima facendo riaffiorare quei ricordi e soprattutto quei dolori d’infanzia che lui tiene ben nascosti nella carbonaia della sua memoria.
Lui figlio di una ragazza madre accolta ed accudita dalla ricca Signora Wilkins, una donna che si è saputa costruire da sé la propria indipendenza e la propria rispettabilità e nei suoi ricordi c’è Ned un ragazzo di famiglia che si è sempre preoccupato di lui e di sua mamma e che ha pianto disperatamente la sua prematura morte a soli 25 anni.
I suoi ricordi di bambino sono stati caratterizzati dai libri di Charles Dickens, dai David Copperfield mai letto e dai puzzle difficilissimi mai regalati.
Piccole cose come queste ci parla del dramma delle Magdalene già rappresentato dal rabbioso film di Peter Mullan vincitore del Leone d’oro e dal doloroso Philomena di Stephen Frears, il punto di vista del regista belga Tim Mielants è quello esterno dell’uomo comune. Il punto di vista di una comunità che sapeva benissimo quello che accadeva dentro quelle mura, delle umiliazioni che dovevano subire quelle ragazze colpevoli di aver amato il ragazzo sbagliato e che si vedono sottratte il figlio della colpa per espiare i propri peccati. Perché le suore del Buon Pastore erano influenti, potevano decidere il tuo destino sociale ed economico, essere educate in quell’istituto era ambito da tutte le famiglie per il prestigio della formazione delle proprie figlie.
E Bill lo sa bene visto che le prime due hanno studiato lì e anche le ultime tre vorrebbe che proseguissero quel percorso.
Ma l’incontro con Sarah cambierà per sempre la vita in sottrazione e sottovoce e dentro di lui inizia un travaglio nella sua anima tra quello che si deve fare per tutelare la propria immagine e quello che si deve fare dare la possibilità di una vita migliore ad una ragazza che ha sbagliato (?), stessa possibilità che fu data a lui e alla sua mamma.
È un film piccolo, che parte lento e che vive tutto nel quasi immobilismo del suo personaggio e che prende vita in quel bellissimo confronto con Suor Mary che con freddezza cerca di corrompere la sua anima proprio alla viglia di Natale.
Un film che non vuole accusare direttamente, un film che non vuole dirci come andrà a finire, un film che a piccoli passi silenziosi ci dice che la vera carità cristiana consiste nell’Aggiungere un posto a tavola…
Voto 7
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