Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
L'anziano ma non obsoleto Francis Ford Coppola continua a sognare e ci invita tutti a fare altrettanto.
Schopenhauer una volta disse che la Storia altro non è che un dramma che si ripete. Verrebbe da prendere sul serio la parte sulla ripetizione osservando come anche il regista italo-americano, nonostante la fama che lo accompagna da sempre, sia finito vittima dell'auto-produzione al pari di Kevin Costner. Esattamente come quest'ultimo con il recente progetto di Horizon: An American Saga, Coppola è stato infatti costretto a finanziarsi il progetto privatamente, arrivando anche a vendere la propria azienda vinicola per ottenere i 120 milioni di dollari che costituiscono il budget di questa sua ultima impresa cinematografica. Un'impresa a cui il regista ha lavorato, pur discontinuamente, fin dai tempi di quel meraviglioso Apocalypse Now di fine anni Settanta. Coppola sentiva il bisogno di realizzare questo film e di farlo a modo suo e finalmente, nel 2024, può dire di avercela fatta.
Megalopolis è ambientato in un tempo imprecisato e in una metropoli americana fittizia chiamata New Rome. Qui, un architetto premio nobel, ha intenzione di realizzare una città nuova, futuristica e che cambierà la società per sempre ma è ostacolato dal sindaco di New Rome, convinto che il progetto dell'artista sia irrealizzabile e stupidamente utopico. La trama è sostanzialmente uno scontro tra queste due figure centrali, a cui si accompagnano diversi altri personaggi che vi ruotano intorno.
Coppola è su con l'età, eppure si dimostra perfettamente lucido nella sua analisi sociale contemporanea. Con Megalopolis decide infatti di sbatterci in faccia la realtà. Gli Stati Uniti sono oggi quello che un tempo era Roma. Sono forti economicamente, tecnologicamente avanzati, sono governati da potenti élite e ricercano l'appoggio delle masse, pur distraendole con alte forme di spettacolo. Gli USA sono un vero e proprio impero, è del tutto inutile negarlo. Ma tutti gli imperi crollano e nemmeno quello che viene troppo spesso definito come il faro dell'Occidente è immune a questa regola del tempo. La nazione più potente del mondo è sull'orlo del collasso, motivo per cui urge ripensare il proprio modo di vivere e convivere. Questa ibridazione tra l'antico romano e il nuovo americano è resa benissimo in Megalopolis, e non solo visivamente. Tutte le figure che popolano il mondo creato da Coppola, siano esse l'artista sognatore (Adam Driver), il burocrate freddo e con i piedi per terra (Giancarlo Esposito), l'arrampicatrice sociale (Aubrey Plaza), il ricco menefreghista (Jon Voight), il rampollo depravato della famiglia aristocratica (Shia LaBeouf) o la giovane ragazza un po’ ribelle che inevitabilmente finirà per innamorarsi del protagonista (Nathalie Emmanuel), sono tutti elementi vitali che esistevano tanto allora come ora. Le cose cambiano ma sembrano restare le stesse. Intrighi, complotti, potere, voglia di cambiamento, arte e scienza, sogno e realtà. Roma e America. La storia raccontata in Megalopolis, che sembrerebbe adatta per un film in costume ambientato nell'Antichità, è invece perfettamente in sintonia con il nostro mondo, che rischia però di finire.
Dovendo affrontare l'inevitabile, Coppola guarda al futuro e si augura il meglio non tanto per chi è già qui, ma per chi verrà. Il domani appartiene ai giovani, a coloro che prenderanno il nostro posto. Dobbiamo lavorare e creare qualcosa di bello per loro. Una visione questa che (giustamente e per fortuna) cozza con quella sedentaria e gerontofila vigente in Italia da troppi anni e che fa di Coppola un autentico sognatore, un tenero idealista che gira ancora film con passione e che crede nel potere dell'arte, un potere che ferma il tempo presente e che modifica l'avvenire. Come ci crede Coppola, dovremmo crederci anche noi.
Certo, Megalopolis sfoggia una tecnica registica superba, è pur sempre il regista de Il Padrino quello che l'ha diretto. Tuttavia, il film in alcuni passaggi è forse troppo rapido e quasi caotico e non aiutano certi dialoghi tra i personaggi, eccessivamente aulici e tendenti a citazioni sconosciute a chi non mastica cultura a colazione. La voglia di narrare l'utopia, per Coppola, si traduce in un giganteggiare registico che lascia addosso la sensazione di non aver afferrato tutti i simbolismi del caso, fatto che potrebbe generare frustrazione in determinati spettatori. Probabilmente servirà più di una visione per afferrare per intero il senso dell'opera. Ciò nonostante, il messaggio è chiaro negli intenti e arriva quasi a tutti. Ed è un messaggio commovente e sincero.
Forse non vanterà una recitazione di alti livelli, risulterà più filosofico che narrativo, magari è un po' pesantuccio nel ritmo, ma Megalopolis è un film molto romantico e speranzoso. Coppola, con esso, ha realizzato un desiderio artistico che covava da troppo tempo. Non ha smesso, nemmeno a più di ottant'anni, di credere nell'umanità e in ciò che l'aspetta. Prendendoci per mano per poco più di due ore, ci sussurra teneramente all'orecchio che qualcosa di bello, può e deve accadere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta