Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Nella città di New Rome, in un futuro imprecisato e distopico, si svolge la lotta tra l'architetto visionario Cesar Catilina (Adam Driver, che a volte esagera), inventore del megalon (il McGuffin del film) e il potentissimo Franklin Cicero (Giancarlo Esposito), prima procuratore e ora sindaco della megalopoli(s), la cui figlia, Julia (Nathalie Emmanuel), nonostante l'opposizione del tirannico genitore, è innamorata del geniale inventore. Altri personaggi gravitano attorno ai due contendenti principali, come ad esempio Wow Platinum (Aubrey Plaza) amante di Cesar ma in procinto di lasciarlo, il ricco Hamilton Crasso III (Jon Voight), zio e protettore di Cesar e il di lui nipote, il viscido Clodio (Shia LaBoeuf).
La trama, a dir il vero parecchio confusionaria, di 'Megalopolis', 24esima fatica cinematografica di Francis Ford Coppola, non è certo il punto di forza di una pellicola che ha altre frecce nel suo arco: sintetizzando, il film parla di alcuni temi cardine e ricorrenti nella filmografia coppoliana, come la lotta per il potere in un determinato contesto, due visioni opposte del 'mondo', una progressista o modernista - quella di Catilina - avversata da quella di matrice conservatrice e reazionaria di Cicero ed i loro tentativi, spesso vani, di controllare ciò che li circonda, nonché i contrasti, anch'essi insanabili che si instaurano nelle rispettive famiglie.
In 'Megalopolis' è la forma a prevalere sul contenuto, anzi è la medesima che ne diventa il contenuto stesso: mentre nel corso degli anni si è di molto appannata la componente di scrittura delle sue opere - con script più di una volta pretestuosi e, nello specifico di 'Megalopolis', con dialoghi più di una volta pomposi e fini a se stessi - al maestro nativo di Detroit non è certo venuta meno la capacità di narratore ed ancor più di creatore di immagini che lasciano il segno ancora una volta.
Ne consegue che 'Megalopolis' è un vorticoso caleidoscopio di scene in cui si alternano momenti (volutamente) caotici e dal ritmo vertiginoso ad altri più compassati e 'meditati', dove è il cinema stesso a fare da protagonista con rimandi a film di fantascienza degli anni '30 amati dal cineasta, citazioni di classici come 'Quarto potere', scene girate con lo split-screen, tecnica che andava per la maggiore negli anni '70, per finire con omaggi alla tecnica del muto, come la splendida inquadratura finale, con il film che appunto termina con una chiusura ad iris!
Meritano di essere citati la sensazionale e coloratissima fotografia dell'ormai fidato Mihai Malaimare Jr, le elaborate scenografie di Beth Mickle e Bradley Rubin e i costumi della 'nostra' Milena canonero.
'Megalopolis' è soprattutto un atto di amore (sconfinato) nei confronti della settima arte da parte di un autore che ha contribuito lui stesso a renderla grande, ma purtroppo non ha trovato né i favori di una buona parte degli addetti ai lavori, che lo ha aspramente criticato né tantomeno riscontri nel pubblico di tutto il mondo, dato che, a fronte di 120 milioni di dollari di costi, ne ha incassati finora una dozzina: peccato!
Voto: 8.
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