Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Non lasciate che l'oggi distrugga il per sempre.
MEGALOPOLIS.
Quando postai due anni fa che Francis Ford Coppola aveva più palle di tutta Hollywood pagandosi di tasca propria la produzione del film, dopo la visione di Megalopolis direi proprio che non si è proprio sminuito.
In una New York distopica ambientata nel futuro, con usi e costumi dell’antica Roma che la ribattezzano come New Rome, ma divisa tra Patrizi sfarzosi, spendaccioni e mondani e i Plebei poveri, repressi e manipolati; si vedono schierate due fazioni principali. Una è di Caesar Catilina, brillante e visionario architetto premio Nobel, che intende restaurare la città con il suo prodigioso Megalon per creare Megalopolis come nuova città del futuro con beni e servizi per tutti. L’altra è dell’attuale sindaco e procuratore distrettuale Franklin Cicero, più conservatore e dubbioso sull’operato di Caesar, che intende mantenere lo status quo di New Rome e di costruire un grande casinò per aumentare le entrate della città. Privatamente sono legati al controverso suicidio della moglie di Caesar dove quest’ultimo ne prova sensi di colpa che lo ancorano al passato mentre Cicero lo usa per tenerlo in scacco davanti all’opinione pubblica. Tra i due entrerà in scena Julia Cicero che diventerà l’ago della bilancia di tutta la storia.
Cosa mi ha insegnato questa favola? Che un mondo unito, in pace, felice e bello rimarrà sempre un’utopia se continueremo ad accettare, o peggio dimenticare, di vivere sempre nella distopia divisa, in discordia, infelice e brutta. E questo Francis Ford Coppola lo mette in scena usando tantissime immagini, parole e didascalie, ma mai buttate a caso. Magari con tante citazioni a Shakespeare e Marco Aurelio, ma arrivano dritte al punto e dirette. Senza contare una grande regia, quadrata, ispirata molto a Kubrick, Lang, Hitchcock e persino Bunuel, visivamente una splendida figata nelle scenografie e nella cgi, una fotografia che cambia dall’acceso dorato al cupo desaturato e blu intenso fino al caldo rincuorante. Un montaggio con le classiche dissolvenze incrociate alla Coppola, diversi passaggi all’onirico e al surreale che non tradiscono la prosa favolista. Musiche avvolgenti e opulenti. Scene allegoriche, oniriche e surreali veramente ben fatte. Attori tutti ben azzeccati: Da Adam Driver a Giancarlo Esposito come perfetti rivali contrastanti, da Shia LaBeouf e John Voight in contesti sopra le righe, ma coerenti, da Nathalie Emmanuel a Aubrey Plaza come esempi di donne modello positive e negative, poi Talia Shire, Dustin Hoffman e Laurence Fishburne in piccoli, ma importanti ruoli. Non mancherà il barocchismo, il cattivo gusto e persino del trash, ma tutti posizionati dove devono stare, come ad esempio nel Colosseo pieno di ballerine disinibite, nelle corse coi cavalli, nei gladiatori wrestler e nelle satire socio-politiche. Per gli amanti della violenza sanguinolenta e del sesso succinto, ma elegante, di sequenze ce ne sono…
La storia è semplicemente una favola, una favola di amori e tempi perduti e ritrovati che andranno ad intrecciarsi. Di una costruzione concreta per la speranza di un futuro migliore, ma schiacciata dal decadimento di un presente illuso, cazzaro, menefreghista e consumista che ha paura del cambiamento. E sinceramente questo cambiamento lo preferisco. Vi ho già detto quant’è figo il Megalon? Luccicante, attraente, terapeutico e molto avanguardistico?! Certo, è fantascienza, ma scommetto che i tanti modelli di palazzi, nastri trasportatori dorati kilometrici e strutture urbane verranno magari rubacchiati da un Elon Musk qualsiasi (dopo averlo fatto con Io Robot, guarda caso).
Per quanto riguarda la critica e gli incassi, dove era ovvia la mancata e giusta ricezione, ricordo solo questo: Apocalypse Now non ha avuto un trattamento del tutto roseo, poi dopo è stato riconosciuto come il miglior film di guerra della storia del cinema. Perciò per Megalopolis è solo una partita persa, ma a campionato non ancora finito…
Volete dei difetti?! Eccoli: ogni tanto può capitare di non arrivare a capire alcuni concetti, specie se non si rimane aggrappati alle spiegazioni lì lì pronte dopo una scena, talvolta il ritmo cala nella parte centrale e alcune situazioni sembrerebbero non tornare. Ma sono sicuro che dopo uno o due rewatch, tali difetti non conteranno una fava secca.
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