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Megalopolis

Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film

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La recensione su Megalopolis

di diomede917
4 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: MEGALOPOLIS

Megalopolis, una Favola di Francis Ford Coppola.

E qual è la morale di questa favola? Che se vuoi realizzare l’utopia di fare un film senza alcun impedimento creativo e produttivo devi fare come “Zio Ciccio” ossia vendere tutto quello hai realizzato in 84 anni di vita (visto che i tuoi figli non hanno bisogno di eredità) e solo così potrai fare il film che hai sempre voluto, realizzarlo come “Cazzo” ti pare senza nessuno che ti rompa i “Coglioni” fregandotene del guadagno finale.

Ma questa utopia potrai realizzarla solamente se sei un regista visionario che ha 120 milioni di dollari in investimenti.

Megalopolis è il “Sogno lungo una vita” che Francis Ford Coppola ha pensato e desiderato di realizzare fin dai tempi di Apocalypse Now e che l’amata Eleanor (a cui è dedicato il film) non ha potuto vedere.

Come Cuore di Tenebra di Joseph Conrad ambientato in Congo venne trasfigurato per raccontare il Vietnam che è dentro di noi, Coppola parte dalla “Congiura di Catilina” per raccontarci il parallelismo tra “Il Declino dell’Impero Americano” con la “Caduta dell’Impero Romano”.

Nel suo Megalopolis mette in contrapposizione il visionario architetto Cesar Catilina che grazie alla creazione del Megalon, voluto e ideato con l’intento non riuscito di salvare la moglie ma che lo ha portato a vincere il Nobel, vuole realizzare il migliore dei mondi possibili per il futuro della nostra popolazione e il sindaco Frank Cicero(ne) ex procuratore distrettuale, uomo tutto d’un pezzo legato a valori tradizionali che mette al centro del suo progetto la sicurezza dei cittadini e i casinò.

Entrambi si contendono New Rome (la giusta crasi tra New York e Roma) dove la separazione tra patrizi e plebei è nettissima, dove ricchezza e lussuria si contrappongono a miseria e rabbia.

Coppola realizza un trip per gli occhi e per la mente dove mette dentro di tutto e di più. Abbiamo orge e incesti, abbiamo padri e figlie che dialogano in latino e citano Marco Aurelio e incantatori di serpenti che parlano attraverso Shakespeare balzando da Amleto alla Tempesta con grande disinvoltura, abbiamo congiure familiare che hanno come obiettivo finale il potere e valori sacri venduti al migliore offerente.

Purtroppo, il buon Francis o come vuole essere chiamato “Zio Ciccio” si perde nel suo delirio visionario.

Si avverte che la storia da lui tanto bramata sia stata pensata in tempi in cui il “Futuro” era veramente un altro.

La sensazione che si avverte è che lui abbia voluto fermare il tempo per raccontarci non più il declino politico del Sogno Americano ma trasformarlo nella fine culturale del suo tempo e della sua Hollywood.

Cesar Catilina è in realtà lui che vuole realizzare il migliore dei film possibili ed insegnare alle future generazioni come il cinema sia uno strumento di sapienza e amore da conservare e migliorare.

E infatti in questi 138 minuti, Francis Ford Coppola ci dimostra che a 84 anni è ancora capace di citare tutta la storia del cinema mondiale.

La sua nuvola che si trasforma in mano che cattura la luna avrebbe fatto piangere Federico Fellini, il bacio sulla trave mentre tutto il mondo è immobile a guardare rispecchia la poetica chapliniana, omaggia Orson Welles nel discorso di nozze tra il banchiere Crassus e la giornalista arrivista Wow Platinum, Cita Hitchcock e arriva persino ad autocitarsi con le ombre di Dracula e il Frankenstein di Branagh.

Purtroppo, Megalopolis si perde dentro una sceneggiatura sconclusionata kitsch e trash e un cast sbagliato privo di magnetismo e personalità. Adam Driver non ha il carisma di un Di Caprio del Grande Gatsby e Giancarlo Esposito non ha la cazzima che avrebbe dato un Denzel Washington. L’unico in parte è quel bad boy di Shia LaBeouf che dona al suo Clodio la somma di tutti i populismi mondiali che hanno in Donald Trump il degno rappresentante e in Mussolini la fine che meritano.

Megalopolis è un un film ancora più divisivo dell’ultimo Joker che vede contrapposti due tipi di pubblico.

Il Coppoliano che rimane folgorato dal suo senso anarchico ancora vivo alla sua età e resta ammaliato dalla roboante messa in scena e il Coppoliano deluso da un film che sia autocompiace della sua oggettiva bruttezza.

Io sono quel Coppoliano che con le lacrime agli occhi è entrato al cinema per vedere un film da 10 e che deve purtroppo dare 4.

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