Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Non sono sicuro che le categorie della critica per come siamo stati abituati a conoscerle per decenni siano adeguate ad analizzare un testo che chiama a raccolta ogni forma narrativa ed estetica esistente e che poi fa saltare tutto in aria in un gesto anarchico di rivendicazione autoriale.
Non sono parimenti sicuro di trovarmi di fronte al degno epigone di quella manciata di film che segnano un prima e un dopo nella storia del cinema e che obbligano a rimodulare teorie, sguardi e tendenze. Ogni singola inquadratura sembra urlare insistentemente al mondo “Guardatemi, sono diverso”: non è peregrino tacciare l’operazione di infantilismo (o di senilismo, che poi è la stessa cosa: bambini e anziani si somigliano molto) che, va detto, non sfocia mai in autoreferenzialità, onanismo o autocompiacimento (veri pericoli che queste follie produttive comportano).
Sono sicuro di una sola cosa: questo film non passa senza lasciare traccia nel cuore, nella mente e nell’anima dello spettatore. Forse non al punto da buttare a mare la vecchia critica e parlare di “capolavoro leggendario”. Forse non al punto da cambiare la storia del cinema.
Ma al punto da cambiare la vita di un singolo spettatore disposto a prendere il largo e avventurarsi in mare aperto, sì, assolutamente sì, meravigliosamente sì, incredibilmente sì
Grazie Francis per questa folle favola che, come dice la madre di Sammy Fabelman al figlio per rispondere alla domanda Mamma, cos’è un film?, è davvero un sogno che non dimenticheremo mai
If you can't change the world, change yourself
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