Regia di Miguel Littin vedi scheda film
Inizio Novecento. La ribellione degli operai di una miniera cilena passa alle maniere dure; il governo, aizzato dagli interessi commerciali internazionali, reprime ogni protesta nel sangue.
L'opera è interessante, ben argomentata e avvincente quanto basta, senza concedere eccessivo spazio allo spettacolo, ma certo calcando la mano sugli aspetti politici della vicenda, con una chiara impostazione anti-governo (non che ciò sia sbagliato in sè, naturalmente). Ma il plusvalore di Actas de Marusia - Storia di un massacro sta nell'esperienza di vita del regista, che si traduce in uno spietato autobiografismo sullo schermo: per quanto Littin non c'entri nulla con la storia dei minatori cileni trucidati nel 1907, il suo esilio nel 1973 a opera della dittatura di Pinochet ha senz'altro incattivito i toni della sceneggiatura, da lui scritta partendo da un romanzo di Patricio Manns. E proprio questa narrazione intensa e 'politica' è quanto distingue una pellicola di questo calibro da uno spaghetti western (più votato alla scena madre, alla sensazione) o da un lavoro più prettamente documentaristico o giornalistico, più asciutto insomma. Pertanto risulta un po' fuori luogo il sottotitolo effettivamente presente nei titoli di testa, che non è "Storia" ma "Cronaca" di un massacro: il film è più racconto, novella, romanzo che articolo di giornale. Gian Maria Volontè è l'unico italiano nel cast di questa produzione messicana (Littin era ancora costretto a lavorare all'estero): un ruolo perfetto per la sua carriera di attore 'ideologico', mai banale o 'alimentare', sempre coinvolto intellettualmente nelle pellicole cui prendeva parte. 6/10.
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