Regia di Nanni Loy vedi scheda film
A distanza di circa vent'anni dalla sua prima comparsa (La donna della domenica, Luigi Comencini, 1975) ritorna il commissario Santamaria, sempre interpretato da Marcello Mastroianni. Questa volta si tratta di una produzione televisiva ad alto budget affidata all'esperta mano di Nanni Loy, che chiude con questa pellicola la sua carriera quasi quarantennale; il soggetto è tratto come nella precedente occasione da un romanzo di Fruttero & Lucentini. La sceneggiatura è firmata dal duo Toscano/Marotta e dal regista, mentre nel cast, a confermare le alte ambizioni produttive (Rai), compaiono Max Von Sydow, Alessandro Haber, Ennio Fantastichini, Leo Gullotta, Angela Finocchiaro, Carlo Monni e la soubrette del momento (resa celebre dalla morbosa-sudaticcia tv adolescenziale di Boncompagni e da una serie di demenziali spot tv) Yvonne Sciò. Con Haber peraltro Loy proprio in quel periodo stava affrontando la regia dello spettacolo teatrale Scacco pazzo, che qualche anno più tardi il protagonista porterà al cinema, passando anche dietro la macchina da presa. La trama di A che punto è la notte consta di un intreccio giallo piuttosto classico, con un commissario che piano piano, di indizio fortuito in confessione estorta più o meno controvoglia, risale ai colpevoli rischiando ripetutamente di affogare nell'oceano di sordido metropolitano che lo circonda, come in una sorta di pasticciaccio torinese moderno. Nulla di trascendentale, Mastroianni si limita ad amministrare un ruolo che non lo esalta, ma nel quale neppure si trova a disagio. Durata sconfinata, poichè la trasmissione televisiva era divisa due puntate: oltre duecento minuti, tre ore e mezza. Il ritmo, chiaramente, è quello che è. 5/10.
Il commissario Santamaria indaga sulla morte di un sacerdote durante la messa, vittima di un cero pieno di dinamite. Gli ambienti della malavita torinese gli fanno quadrato attorno.
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