Regia di Renzo Ragazzi vedi scheda film
Danimarca: paese nordico noto per la sua civiltà, per la sua natura, per i suoi paesaggi, per la freddezza dei suoi abitanti. Ma anche per i costumi disinibiti e spregiudicati di questi ultimi. In questo documentario dal forte odore di mondo movie, Renzo Ragazzi esplora una nazione così vicina eppure così lontana, soffermandosi sulle abitudini erotiche di un popolo che in materia di educazione sessuale sembra trovarsi millenni avanti a quello italiano.
Se nel 1968 Luigi Scattini girava Svezia: inferno e paradiso, ecco che l'anno seguente il semisconosciuto Renzo Ragazzi (ferrarese, già assistente di Vancini, Tessari e altri) assesta in tutta risposta questo poderoso colpo: Il primo premio si chiama Irene, una sorta di mondo movie – molto blando sia dal punto di vista delle immagini che da quello del commento in voce off – che esplora a modo suo le abitudini sessuali disinibite delle genti di Danimarca. Un lavoro che si situa a cavallo tra il film inchiesta, il documentario giornalistico vero e proprio insomma, e il genere 'mondo' con le sue bizzarrie ostentate in maniera sfrenata, alla ricerca della sensazione e dello scandalo prima di qualsiasi altra cosa; i toni sono quasi sempre pacati, non mancano i momenti più o meno 'alti' culturalmente (la dissertazione sul castello di Elsinore/Helsingor e sull'Amleto shakespeariano o quella sulle fiabe di Andersen), ma è del tutto evidente che quanto maggiormente preme a Ragazzi è di suscitare reazioni forti e prurigini nel pubblico nostrano. Naturalmente gli argomenti sul piatto si prestano a ciò: nudisti, sexy shop, pillola anticoncezionale, alcolismo smodato, popolarità dell'uso di droghe, maggiore età a 15 anni e indipendenza dai genitori raggiunta mediamente molto prima rispetto ai coetanei italiani... i danesi , a quanto pare, se la sanno proprio spassare. Addirittura un club ha stabilito come primo premio della lotteria dell'associazione una vacanza insieme a Irene, bella figliola dipendente del club. La cosa più divertente nel complesso è osservare quanto sia invecchiato male un lavoro di tale stampo: gli scandali dell'epoca oggi non scandalizzano più, e questo è perfettamente comprensibile, ma spesso e volentieri fanno persino sorridere nella loro ingenuità. Soggetto e sceneggiatura: Bruno Todini, Massimo Felisatti e Fabio Pittorru. 2/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta