Regia di Zhang Yimou vedi scheda film
Opera prima di Zhang, che lo impose da subito all'attenzione internazionale come regista di punta della cosiddetta Quinta generazione di cineasti cinesi, vincitrice dell'Orso d'oro al festival di Berlino nel 1988. Si tratta di un racconto epico-avventuroso che rievoca le vicende di una donna, Jiu'er, narrate in prima persona dal nipote molti anni dopo: la donna era stata data in moglie ad un ricco proprietario di una distilleria di vino ricavato dal sorgo, affetto però da una grave malattia, ma dopo diversi imprevisti e disavventure si trova proprio lei a prendere in mano la distilleria insieme al suo uomo, prima che la situazione precipiti a causa dell'arrivo dei soldati giapponesi. Il film è tratto da un romanzo del premio Nobel Mo' Yan, dunque si avvale di una prestigiosa fonte letteraria, e fin dalle prime sequenze colpisce l'occhio dello spettatore grazie alla ricchezza delle composizioni figurative e cromatiche, ma anche il racconto risulta avvincente, calato in un'atmosfera da fiaba sottolineata dalla voce fuori campo, ma con un andamento sostanzialmente realistico. Lo spettatore occidentale, inevitabilmente, perde qualcosa nei riferimenti culturali, non tutti di immediata evidenza, anche se può restare sedotto da cadenze narrative che possono almeno parzialmente ricordare quelle del western (sembra che il film piacque molto a Sergio Leone, secondo quanto riferito dal critico Callisto Cosulich). Piuttosto crude le sequenze dei giapponesi che obbligano alcuni prigionieri a scorticare vivi i loro compagni, anche se non ci sono riferimenti storici troppo precisi. Non è un film particolarmente di attori ma Gong Li già mostra il suo fascino e la sua bravura accanto al futuro regista Jiang Wen.
Voto 8/10
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