Regia di David Miller vedi scheda film
Con più di un riferimento a L'uomo senza paura di cui Douglas riprende il personaggio del cowboy ribelle, indolente al filo spinato e ad ogni genere di imposizione, il film sviluppa un intreccio piuttosto anomalo: il protagonista, infatti, sacrifica se stesso in nome dell'amicizia di un suo vecchio compagno, tanto da farsi arrestare per andare in galera e liberarlo. Se la prima parte, molto dialogata, ed il piano di fuga, un po' troppo semplicistico ed approssimativo, lasciano qualche incertezza, subito la vicenda si risolleva verso una fuga in un territorio inospitale, dove però il protagonista ritrova il suo habitat. Con un'interpretazione magistrale Douglas infatti mette in atto le sue abilità anche fisiche, e ritrae un personaggio capace di un altruismo stupefacente, proprio come fosse un ultimo esempio del mondo sano e libero del "vecchio west", notevole sin dall'inizio la sua riluttanza alle regole, alle recinzioni, il suo fastidio verso gli aerei che ormai oscurano i cieli, per non parlare del traffico stradale (fatale nel finale del film). Il suo personaggio sembra infatti uscito da un film western: si veste proprio da cowboy del vecchio west con stivaletti, camicia, foulard e cappello, porta un vecchio Winchester a leva ed adopera un'irrequieta puledra come mezzo di trasporto. Da notare anche il valore assoluto che l'amicizia vanta in questa pellicola: il sacrificio del protagonista è infatti vano, in quanto l'amico che lui è andato a liberare non se la sentirà di fuggire, così come il suo idealistico legame al proprio cavallo sarà motivo di sconfitta. Da notare altre due eccellenti interpretazioni: il sornione Walter Matthau, nei panni di un disilluso (ma acuto) sceriffo, attorniato da collaboratori incapaci ed incompetenti, e quella (seppur più sacrificata) di George Kennedy, nel ruolo di un sadico poliziotto. Un film innovativo per i tempi (del resto la sceneggiatura di Trumbo è già una garanzia) ed un'amara riflessione sulla fine di un'epoca.
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