Regia di Kelsey Mann vedi scheda film
La politica della Pixar un film per noi ed uno per il pubblico, enunciata circa 10 anni orsono da John Lasseter, lungi dal creare un polo produttivo capace di barcamenarsi tra esigenze industrali e quelle artistiche, ha finito con il livellare le produzioni animate verso l'omologazione. Permane la confezione extra-lusso dell'animazione, così come le sceneggiature brillanti, ma sembra essersi oramai smarrita la carica dirompente, che fece della Pixar il faro guida dell'animazione occidentale, lasciando spazio a maestranze professionali, senza più il "fuoco" dell'arte presente sino a 10 anni orsono.
"Inside Out 2" di Kelsey Mann (2024), racchiude in sè, la filosofia produttiva odierna di una Pixar, ridottasi a catena di montaggio di classe, ma lontana da qualsiasi urgenza espressiva, che si ritrovava nel precedente "Inside Out " di Pete Docter (2015), a conti fatti il canto del cigno della casa di produzione. Sono trascorsi 9 anni tra le due opere, che ci trasportano dalla fase della fine dell'infanzia di Riley all'inizio dell'adolescenza della ragazzina. Il grande balzo tra le due fasi, non trova riscontro nella scrittura quanto nella messa in scena.
Verrebbe da pensare all'età infantile, come concetto più universale e totalizzante rispetto a quella adolescenziale, ma il cinema così come lo sviluppo psicologico e di opportunità che quest'ultima offre, dicono l'esatto contrario.
Il canovaccio capace di dover sorreggere la vicenda "Out", a conti fatti si riduce ad un fiacco "teen-movie", dove il risultato finale consiste nel primeggiare nello sport (l'hockey sul ghiaccio), per trionfare nella vita. La trama "Inside", si risolve in un affastellamento di nuove emozioni - Ansia, Ennui, Invidia e Imbarazzo -, in conflitto con quelle vecchie - Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia e Paura -, che porta diritti ad un nuovo viaggio nel cervello di Riley, solo tarato verso la moltiplicazione ed il raddoppio di situazioni difficoltose e momenti prevedibili di pause riflessive, secondo la logica del sequel.
La base di partenza, viene minata sin dalle fondamenta dall'incapacità di presentare sul grande schermo, l'inizio della fase della pubertà della femmina; cioè le "mesturazioni". Rito di passaggio totalmente eclissato, dal nauseabondo tabù verso il sangue da parte dell'animazione americana, a favore di una semplice "puzza ascellare", che tara verso il basso qualsiasi ambizione.
Sulla base di questo, vanno di conseguenza le varie espressioni gergali americane adoelscenziali, che lungi dal ritrarre una fase di passaggio in modo articolato, divengono lente di rimpicciolimento verso un punto di vista più ristretto e quindi meno universale.
Ogni tanto emerge l'umanità tipica delle produzioni Pixar, tramite il "non sentirsi all'altezza", la "solitudine", "l'esclusione sociale" l'enunciato cartesiano tra pensiero ed essere, attraverso il senso di sè ripetutamente replicato nel "Io sono una brava persona".
Concetti profondi, i quali però risultano banalmente iper-semplificati nella riconduzione al successo nello sport, come chiave per crescere e risolvere tutte le magagne dell'adolescenza.
Una nuova fase ha portato per assurdo ad un regresso di idee ed intenti, che presenta un'involuta idea protestante di ricerca della fama, successo e vanagloria, per vincere nella vita. Da ciò, si deve un fastidioso "luteranesimo" emozionale, che priva RIley di ogni libero arbitrio, rendendola mera marionetta di emozioni-pupazzetti, che pigiano pulsanti e riducono il complesso cervello umano ad un PC. Un livellamento sconcertante di messa in scena, capace di togliere spazio ad ogni complessità - le nuove emozioni ed i processi decisionali -, per giungere all'unico escludente - Ansia, che svolge la funzione caratartica-terapautica in modo dolorosamente toccante -, ma in "Inside Out" (2015) la risoluzione discendeva da una necessaria complessità emotiva, affidata al duo Gioia-Tristezza e alla conseguente complessità emotiva, rinnegata nel sequel.
Raddoppio di situazioni, tecniche di animazioni varie (2D, 3D, videogame, pixel etc...), emozioni moltiplicate etc... nel nome di un gran trambusto nella mente, che riflette pienamente il mondo di occidentale di oggi. Adulti eternamente adolescenti, che riconosciutatasi nella situazione mostrata nel film, hanno tributato critiche fantastiche ed enormi incassi al box office.
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