La recensione su Inside Out 2

Riley sta crescendo. È ormai una teenager motivo per cui il quartier generale della sua mente deve fare spazio ad altre irrefrenabili emozioni. Dalla Noia, all’Imbarazzo, dall’Invidia alla tanto temuta Ansia che finirà per prendere il sopravvento proprio alla soglia della pubertà.

La Disney-Pixar torna nella mente della piccola Riley e riprende esattamente da dove ci aveva lasciato: la partita di Hockey nella nuova squadra, nella nuova scuola, nella nuova città (San Francisco, anche in formato cartone animato è bellissima) e ci conduce in un pezzettino di vita dell’adolescente protagonista che dovrà fare i conti con tradimenti e scelte di vita che finiranno per mettere in discussione anche i valori che fino a quel momento Riley riteneva radicali e imprescindibili.

Se mantenere salda la base della narrazione è senza dubbio un punto di forza, soprattutto se si parla di un sequel il cui primo film era andato più che bene, riproporre lo stesso schema narrativo può risultare ripetitivo e poco appetibile. Se nel primo film erano solo Gioia e Tristezza ad addentrarsi fuori dal quartiere generale ora le due sono accompagnate anche da Rabbia, Paura e Disgusto che vagano nei meandri della mente di Riley, cercando di tornare al più presto ai comandi del quartier generale, mentre Ansia e company la fanno da padroni.

Questo passaggio di testimone, ripete delle dinamiche, attraverso sì altre emozioni e quindi altre prospettive, ma che non arricchisce il “bagaglio” di colui che guarda, nuovamente, anche a distanza di anni (la prima pellicola era del 2015 QUI TROVATE LA MIA RECENSIONE).

Nonostante la mia visione si sia svolta a diversi giorni dall’uscita in sala della pellicola, in un piccolo cinema di un piccolo paesino, diversi bambini erano presenti, uno dei quali seduto proprio davanti a me. Grandicello abbastanza da esprimere una sua opinione, alla donna che lo accompagnava e che gli ha chiesto informazioni sul primo film ha chiaramente detto di non ricordarsi i fatti, ma solo qualche protagonista.

L’impressione generale quindi è che molti siano stati mossi alla venuta in sala grazie ai ricordi positivi che la prima pellicola ha suscitato. Io per prima che comunque mi sono premurata di rivedere il film (ma non tutti hanno le mie stesse psicopatie) prima di recarmi a vedere il secondo; posso asserire che sia proprio questa mia ri-visione del primo capitolo che ha inciso in modo “negativo” sul giudizio che poi ho finito per dare alla pellicola.

Sia chiaro, la Pixar resta ineguagliabile nella capacità di raccontare, rappresentare, le emozioni. Nessuno mai ci era riuscito in modo così concreto e veritiero. La rappresentazione di Ansia è superlativa, chiunque di noi sia stato adolescente, e anche dopo ovviamente, è stato vittima di questa esuberante emozione che scombussola ogni fibra del nostro essere; sarà proprio per questo, per questa capacità narrativa e rappresentativa che mi aspettavo qualcosina in più.

Si prevedono comunque altri numerosi sequel che avranno, a prescindere, il mio benestare e che, se usciranno, andrò a vedere. Di certo non sarà questo neo, che sembra poi quasi una prevenzione: ripropongo lo stesso schema e tasto il terreno per vedere come va (benissimo direi) prima di aprirsi (forse) ad altre coinvolgenti avventure della nostra Riley.

P.S. SPOILER: Nostalgia che ogni tanto fa capolino potrebbe già essere considerato un’anticipazione dei capitoli che verranno.