Regia di Francesco Piccolo, Annalena Benini vedi scheda film
Supponiamo che una persona colta (non sono io) non sappia chi sia Patrizia Cavalli (non sono io nemmeno stavolta). Quale idea si farebbe guardando il ritratto che Francesco Piccolo e Annalena Benini hanno dedicato alla poetessa di origini umbre? Con ogni probabilità, quella di un personaggio irregolare, fuori dagli schemi, una donna ironica e autoironica che ha incentrato (quasi) tutta la sua produzione letteraria sul tema dell'amore, pur non avendo in disprezzo il gioco d'azzardo, da esperta giocatrice di poker qual era. Il breve documentario impagina ritagli del passato, con Cavalli quasi irriconoscibile rispetto al somatotipo marcatamente androgino degli ultimi anni di vita (è scomparsa nel 2022), cucendoli con diversi ritagli dai suoi reading e con qualche immancabile ma selezionatissima intervista a chi l'ha frequentata (e amata) nel suo andirivieni tra maschile e femminile. Ne esce un documentario leggero, spiritoso, in sintonia con il suo stesso oggetto, unas poetessa del disordine della quale si fatica a trovare la cifra espressiva, tanto affannosa e rapsodica sembra, in più tratti, la ricerca della parola.
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