Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Eccessi e deliri di una delle più mitologiche star del rock mondiale, visti dall'occhio e dalla penna del premio oscar Oliver Stone, che scrive (Randall Jahnson) e dirige un prodotto costato 20 milioni di dollari. Il risultato finale è meno qualitativo di quanto si sarebbe potuto sperare, complice una sceneggiatura che non caratterizza troppo i personaggi. Certo, le prove degli attori sono notevoli. Val Kilmer, nei panni di un Morrison "scoppiato" e alienato, è perfetto. Le sue movenze sono rallentate, i suoi sguardi persi in voli immaginifici nei territori aperti dall'assunzione delle sostanze stupefacenti. Lo è altrettanto Meg Ryan, nei panni della sua ragazza, pure lei dedita ad acidi ed eroina.
Il lessico è sporco, talvolta brutale e duro, pur non determinando l'intervento della censura per imporre restrizioni ai minori. Eppure non mancano topless e qualche scena piccante (persino un rapporto orale mostrato di spalle), con inquadrature da mestierante ricercate dal regista. Venature fortemente erotiche, messe in scena ad arte. Si veda l'introduzione del personaggio di Kathleen Quinlan (super sexy), che interpreta una giornalista che finisce per avere una relazione con Morrison. La vediamo introdotta ben vestita, con un paio di occhiali da professoressa, durante una conferenza stampa (sequenza che ricorda quella della conferenza del recente Bohemian Rhapsody, in cui l'artista risponde a fatica ai giornalisti fino a collassare sotto il bombardamento di domande bacchettone). Sembrerebbe una donna austera e di principi morali, anche perché l'attrice ha 37 anni e ha un look che le aumenta l'età, se non fosse che Stone si sofferma con la macchina da presa sullo spacco della minigonna, così da lasciar intravedere il reggicalza (un vedere stimolante per il pubblico maschile). La sensazione è che il regista suggerisca un temperamento focoso e trasgressivo celato sotto l'apparenza della sobrietà, che porta la donna a simpatizzare per l'"animale tutto istinto" Morrison, assai più giovane di lei. E infatti la vediamo sedurlo in una maniera completa. Lo inizia, completamente nuda, a un rito stregonesco, facendogli bere il proprio sangue, per poi intrattenere un rapporto sessuale seguito da una danza degna di un sabba. Bella e coraggiosa sequenza, pur se caratterizzata da dialoghi fin troppo diretti che evitano le allusioni in favore di una chiarezza fin troppo esplicita. Per intenderci, l'invito della Quinlan non è al fare all'amore,ma a qualcosa di più estremo. I rapporti tra i due sono all'insegna della trasgressione, un modo di fare che diverge dal rapporto che Morrison ha con la fidanzata ufficiale. Laddove questa è dolce e remissiva, l'altra è dominante e aggressiva. Laddove il primo rapporto è all'insegna della normalità, l'altro è orientato alla fantasia.
Da un punto di vista visivo, è una pellicola psichedelica, per effetto di un'eccezionale e caldissima fotografia di Robert Richardson (filtro giallo o rosso) e per un montaggio che, spesso e volentieri, ricerca l'effetto ipnotico. Stone, limitato sul versante dell'azione (scene dei concerti troppo lunghe), è interessato alle follie di Jim Morrison, leader dei Doors, e non perde occasione per mostrare il campionario di vizi e perversioni di cui lo stesso si rende protagonista, sacrificando la verve ironica e artistica. Abusi di alcool, abusi di droghe, comportamenti folli (tipo camminare sui cornicioni), liti furibonde con la fidanzata che sconfinano in tentati omicidi, riti pagani dal retrogusto vampiresco, passione per l'esoterismo e rapporti promiscui. Ne viene fuori il profilo di un artista dal grande talento e potenziale poetico, tuttavia piegato ai vizi e destinato a una fine già scritta. "La mia unica amica è la fine" questo uno dei passaggi celebri di una delle canzoni più famose da lui cantate e questo il triste e prematuro destino a lui riservato.
Stone porta avanti la storia, assai lunga (forse troppo), usando quale trait d'union la lunga serie di concerti che vedono i Doors protagonisti. Una scalata inarrestabile nonostante le provocazioni e un atteggiamento, soprattutto da parte di Morrison, completamente anarchico e refrattario agli inviti dei produttori e dei gestori delle reti televisive. Un modo di comportarsi, non debitamente frenato, che condurrà il cantante ad amplificare sempre più il proprio egocentrismo, sfidando le autorità, i compagni del gruppo e persino la platea (arriverà a mostrare i genitali al pubblico, scatenando una vera e propria rissa generale). "Io penso a me stesso come a un essere umano intelligente e sensibile, ma con l'anima di un pagliaccio che mi obbliga a spaccare tutto nei momenti più importanti. Sono un falso eroe. Uno scherzo che gli dei hanno fatto."
Classico esempio di gioventù bruciata, un mito non gestito come si sarebbe dovuto, una stella che è arsa in un firmamento buio bruciando sotto l'azione di quel fuoco ricordato nel capolavoro assoluto Light My Fire.
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