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Hit Man - Killer per caso

Regia di Richard Linklater vedi scheda film

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La recensione su Hit Man - Killer per caso

di Springwind
5 stelle

Un film da arena estiva, che si vede al caldo e subito si dimentica, zeppo di improbabilità e incongruenze, ma che forse un regista migliore avrebbe potuto salvare, almeno decidendo quale genere privilegiare tra i tanti mescolati un po' alla rinfusa.

Difficile concordare con le critiche entusiastiche apparse, soprattutto negli USA, all'uscita di questo film. Pseudo-thriller (molto pseudo), commedia nera che non fa ridere e non fa neppure paura, storia sentimentale camuffata da detective story, il film gira a vuoto, mescolando tanti generi senza privilegiarne alcuno. A dire il vero, la sceneggiatura non è male. L'idea di base - ovvero la vicenda di un timido professorino di filosofia che, per arrotondare, lavora sotto copertura per la polizia, fingendosi un sicario a pagamento, è intrigante. I titoli di testa e anche quelli di coda cin infomano che trattasi di storia vera (persino il nome del protagonista è mantenuto) cui è stata aggiunta una coda "criminale": "gli omicidi li abbiamo inventati noi", sta scritto al termine del film. E a chi legge viene spontanea la domanda: "Ma perché? Che bisogno c'era?". Nelle mani di un regista di maggior spessore, la storia del falso killer trasformista sarebbe stata sufficiente per un film accativante: Spielberg, per esempio, avrebbe potuto trarne qualcosa tipo Prova a prendermi. Oppure, se proprio si voleva giocare sul nero, sarebbe stato un buon materiale per i fratelli Cohen. Così, non siamo neppure dalle parti di Arsenico e vecchi merletti, mancando completamente il raffinato umorismo nero di quel'antica pellicola. Dal momento in cui entra in scena la ragazza di cui il protagonista si innamora - che, guarda caso, è una 'cliente' che verac un killer per far fuori il marito - il film si sfilaccia: se l'innamoramento tra i due è scontato, gli equivoci e gli incidenti che provocherà virano sempre di più verso l'assurdo e l'impossibile. E il fatto che siano contrappuntati dalle riflessioni filosofiche del professore su io, es, super-io e identità multiple, ne sottolinea ancor maggiormente la banalità. il finale è quasi da barzelletta nella sua improbabilità. Alla fine, resta un film piuttosto inutile, di quelli che si vedono d'estate nelle arene all'aperto e si dimenticano subito. Simpatico - e molto avvenente - il protagonista: speriamo di vederlo presto in qualche parte di maggior rilievo.

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