Regia di Thea Sharrock vedi scheda film
AL CINEMA
"Questa è una storia più vera di quanto si pensi."
Il torpiloquio come valvola di sfogo per sfidare la repressione sociale entro cui si è costretti a convivere.
Durante gli anni '20, nella cittadina marinara del West Sussex, una serie di lettere anonime blasfeme e piene di ingiurie iniziano ad arrivare nelle buche delle lettere delle famiglie storiche del luogo.
Tra lo sgomento e lo scandalo, i sospetti delle vittime iniziano a cadere sulla sguaiata e libertina Rose Gooding (Jessie Buckley), ragazza madre che si accompagna ad un nero e che usa un linguaggio schietto e solo poco meno volgare di quanto riportano le lettere di insulti che giungono a pioggia nelle cassette postali di un rione cittadino.
Tra le destinatarie di tali volgarità, la zitella Edith Swan (Olivia Colman), quarantenne complessità da due genitori oppressivi e all'antica, piuttosto intolleranti e diffidenti verso tutto ciò che appare come una novità.
La inetta polizia del posto è propensa a chiudere il caso mandando a processo la giovane sospettata, ma la zelante poliziotta di origine indiana Gladys Moss (Anjana Vasan) vuole vederci chiaro e, anche a costo di venir temporaneamente sospesa dall'incarico, si ingegna ad incastrare il vero colpevole: che sarà una persona molto vicina a luoghi e situazioni al centro dell'attenzione.
Da un episodio annunciatamente vero ma poco noto, la regista britannica Thea Sharrock dirige una indiavolata commedia piacevolmente scurrile che ha come fine non tanto scoprire il vero colpevole dei misfatti, quanto piuttosto fare il punto sulla condizione della donna in quel particolare scampolo di inizio secolo, in un paese dove, come intanto altri, il tentativo spesso goffo ed anacronistico di aprire le porte al sesso femminile alle opportunità per tradizione riservate agli uomini, si rivela vieppiù castrante e ingiusto, oltre che crudele e fine a se stesso.
Lo denuncia, come sottinteso, ma di fatto come parte culminante della denuncia della spigliata commedia, il fatto che la poliziotta di colore è certo riuscita ad entrare nelle forze armate, ma questa sua sistemazione denota solo ingiustificate prevaricazioni e disparità pesanti di comportamento, che la costringono a non poter portare con sé un'arma, a differenza dei colleghi maschi, e ancor più di non potersi né sposare, ne poter concepire prole pena il licenziamento in tronco.
La vicenda, simpatica e briosa, funziona soprattutto grazie alla presenza di un cast eccezionale, ed in particolare al poker d'assi rappresentato dalla presenza di Olivia Colman, Jessie Buckley, Timothy Spalle e Gemma Jones, davvero portentosi come è d'uopo.
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