Regia di Matt Brown vedi scheda film
AL CINEMA
"Di errore in errore, alla fine si scopre tutta la verità".
Nel settembre del 1939 Londra subisce gli attacchi aerei dell'armata nazista alla soglia dell'espansione delle truppe tedesche in Polonia.
In quel torvo e tormentato contesto storico (raccontato proprio di recente dal regista Steve McQueen nel suo ultimo Blitz -2024), si immagina che il giovane e promettere scrittore C.S. Lewis ottenga la possibilità di un colloquio con l'anziano neurologo e psicoanalista austriaco Sigmund Freud, deceduto proprio pochi mesi dopo quel drammatico periodo.
L'incontro avviene a casa dell'anziano medico, minato nella salute da un doloroso cancro alla bocca, ma non per questo domo ed arrendevole quando si tratta di difendere le proprie convinzioni di base.
Tra queste l'inesistenza di un Dio creatore, che invece è un dogma irrinunciabile per il giovane scrittore, convertitosi grazie all'opera di incoraggiamento ricevuta dall'amico scrittore di costui, il noto J.R.R. Tolkien, assieme al quale Lewis sarà ricordato come il massimo scrittore fantasy di quella prima metà di Novecento.
Il giovane scrittore viene incalzato a riconsiderare certe sue scelte di vita non scontate, come la svolta amorosa che lo vide coinvolto in una relazione con la madre di un suo amico coetaneo, mentre il celebre psicanalista appare stremato dai dolori atroci della malattia, che solo la morfina riesce ad alleviare. Per l'anziano medico, alla sofferenza fisica si unisce la preoccupazione per la figlia Anna, omosessuale morbosamente attaccata a lui ma anche impegnata in una relazione sentimentalmente con Dorothy Burlingham.
Un legame che Freud disapprova, ma che non si sente di fare apertamente per evitare che la sua disapprovazione venga colta come un atto di intolleranza verso un amore tra persone dello stesso sesso.
Diretto con scrupolosa attenzione storica e scenografica da Matt Brown, di cui si ricorda la precedente esperienza in regia del 2015 con il biografico L'uomo che vide l'infinito (2015), Freud - L'ultima analisi è frutto di un adattamento cinematografico dell'omonimo dramma di Mark St. Germain, a sua volta tratto dal saggio The Question of God di Armand Nicholi.
Nonostante la quasi costante unità di luogo che finisce per creare un'atmosfera asfissiante all'interno della casa ove Freud si è trasferito con la figlia, il film si giova delle eccelse interpretazioni dei due attori protagonisti: un Anthony Hopkins dallo sguardo affamato di vita nonostante il suo personaggio sia perfettamente consapevole che la fine è ormai prossima.
Gli fa da contraltare pacato, ma cortesemente ostinato nelle sue convinzioni pressoché totalmente divergenti rispetto al suo illustre interlocutore, un volitivo Matthew Goode, attore britannico elegante e raffinato che ben si presta ad impersonare l'iconico romanziere capostipite assieme all'amico Tolkien della letteratura fantastica tanto apprezzata dai lettori di ogni età e provenienza.
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