Regia di Matt Brown vedi scheda film
La derivazione di questo film da altre opere (un dramma tra gli altri) è palese e ne costituisce ad un tempo un vantaggio ed un limite.
Quanto al vantaggio, la presenza di un attore del calibro di Anthony Hopkins dà lustro ad un film soprattutto parlato: la mimica facciale dell’86enne attore britannico e, complessivamente, la prestazione attoriale sono di sicuro livello.
Riguardo al limite, Matthew Goode, anch’egli britannico e dalla solidissima carriera, non mi sembra alla pari del celebre pluripremiato Hopkins, perché, a mio avviso, non riesce sempre a dialogare allo stesso livello attoriale con lui.
Nonostante qualche eccesso dialettico, come l’insistita manifestazione verbale in lingua tedesca (“JA”) del protagonista, il film si segue con interesse per l’elevatezza e la profondità dei temi trattati ed oggetto del confronto.
Questo è per me il messaggio più importante del film ossia il dialogo alto ed il titanico confronto intellettuale tra due grandi menti in campi diversi del sapere, come Freud neurologo, psicoanalista e filosofo austriaco, fondatore della psicoanalisi, e Clive Staples Lewis scrittore, saggista e teologo britannico, che pochi sanno (e non ero tra questi), essere stato, tra l’altro, grande amico di J.J. Tolkien ed autore delle Cronache di Narnia.
La nostra epoca è proprio carente di profondità culturale ed intellettuale e di dialogo in generale: non è nostalgia dei tempi andati, ma l’auspicio di risollevarsi dalla banalità ipertrofica comunicazione dei tempi moderni, alla cui pervasività totale corrisponde altrettanta superficialità.
E' un film di assorbire e apprezzare con consapevolezza preventiva.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta