Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Bergman minore, ma sempre fedele a se stesso. Il tema di fondo è, manco a dirlo, l'infelicità. Protagoniste sono due donne frustrate da un'esistenza opprimente o angosciosa, che tentano di appagare i propri vuoti passionali con flirt destinati a finire male. La giovane e spavalda modella che litiga col moroso e accetta le avance di un ricco nobile; la matura ed ansiosa fotografa che intreccia una relazione con un uomo sposato e spossato da una vita precaria. In entrambi i casi, l'idillio è impossibile, perchè condizionato da fattori economici e convenzioni sociali. In entrambe le storie, a disilludere le protagoniste entrano in scena le loro "nemesi": la figlia del nobile che insulta e schiaffeggia la giovane modella, umiliando di fatto anche le velleità trasgressive di un padre che non ha ancora superato il trauma della consorte impazzita; la moglie dell'amante della fotografa, che irrompe nella stanza dell'albergo, palesando la senilità di un marito stanco di vivere, poco interessato a rimettersi in gioco sentimentalmente. L'impossibilità di essere felici, dunque, è l'esito amaro di questo prezioso film, bergmaniano al 100%, dove il maestro svedese ribadisce la sua concezione di vita come rappresentazione, dove ciascuno dei personaggi tenta affannosamente di acquisire una propria autenticità, rimanendo però intrappolato in un gioco delle parti le cui regole non si possono sovvertire in alcun modo.
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